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Quando ero corsista AIS, ricordo che con una compagna di corso, scherzavamo sul fatto che ogni assaggio di vino bianco ci ricordasse lui: il Riesling. Talmente ne fummo incantate.

Questa volta il racconto non verte sulla degustazione di un vino, o meglio, non ancora.

Questa volta voglio partire dal principio, dall’origine, dal racconto della terra che gli ha donato i caratteri migliori. A chi? Al Riesling ovviamente!

La Mosella, un territorio che evoca magia, dove, lungo questo anfratto sinuoso di mondo, si unisce lo scorrere del tempo, con il mutevole volto delle stagioni e il coraggio della vite a sopravvivere talvolta così tanto pendente e a nord, quasi sulla linea di confine settentrionale per la viticoltura, al 50° parallelo, ancora più a nord della regione francese Champagne. Circa centoottanta chilometri di pura estasi visiva, nella Germania centro occidentale, lungo le sponde del fiume Mosel, da cui prende il nome questa magnifica regione vitivinicola. Al Mosel si uniscono come affluenti anche il Saar e il Ruwer, tanto da farla conoscere anche con il nome Mosel-Saar-Ruwer. Anche in questo caso, come in tanti altri casi, parte del merito va, prima ai Romani, che piantarono viti per la produzione di vino per le truppe, e poi ai monaci che ne incrementarono la produzione negli anni. Oggi, dopo varie peripezie, tra cui due guerre mondiali e la fillossera, questo territorio si è ripreso alla grande donandoci vini con caratteristiche uniche.

I migliori vigneti li troviamo sui versanti con orientamento a sud, a ridosso delle sponde del fiume per impedire le gelate (clima continentale con temperature rigide), grazie alla liberazione, durante le stagioni più fredde, del calore accumulato durante le stagioni più calde, garantendo inoltre un irraggiamento per riflessione del sole dallo specchio d’acqua. In queste posizioni troveremo anche vigneti con pendenze molto elevate (dai 30° fino ai 70°), tanto da necessitare di corde con le quali i produttori sono costretti a calarsi per operarvi. Come può tutto ciò non farci definire questa viticoltura “eroica”!

Viticoltura “eroica” della Mosella
(fonte: https://reportergourmet.com/5129/la-mosella-la-patria-del-riesling-parte-seconda.html)

Il suolo, l’origine tangibile delle emozioni sensoriali percepite nel calice, sia vulcanico, caratteristica che ha permesso il mantenimento di viti a piede franco, sia scistoso, dove i diversi tipi di ardesia riescono ad immagazzinare calore e a restituirlo alle piante nel momento del bisogno. L’ardesia, anche conosciuta come pietra di Lavagna, ha l’aspetto di lastre sottili, facilmente divisibili, piatte e leggere, impermeabili e resistenti agli agenti atmosferici. Essa con l’acqua piovana rilascia potassio che viene assorbito dalle viti. Da qui il carattere minerale tipico dei vini di questa terra. Scendendo verso il letto del fiume poi si incontrano terreni più pesanti e argillosi, ricchi di humus e quindi anche più fertili.

Viti e Ardesia
(fonte: Google)

In queste condizioni, mi sento di evocare lui come vino principe della Mosella: il Riesling.

Il Riesling, con la sua estrema acidità, bellissima mineralità e con il suo inconfondibile sentore di idrocarburi, occupa circa il 60% della produzione vitivinicola della Mosella, seguito da altri vitigni come il Muller Thurgau.

Se consideriamo poi il fatto che lungo le sponde curvilinee della Mosella trova un ambiente favorevole per il suo sviluppo anche la muffa nobile Botrytis Cinerea, che attaccando gli acini permette la possibilità di vendemmie tardive con aumento della concentrazione di zucchero negli acini, e conseguente produzione di famosissimi vini dolci, uno su tutti l’eiswein, la Mosella va ad occupare di diritto uno dei posti più affascinanti in termini di viticoltura.

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