Lei è una bollicina francese d’eccezione, probabilmente la più conosciuta al mondo.
Non è nella sua veste classica, ma di sicuro rimane una certezza enologica per i palati di chi ama gli champagne.
La storia è quella legata alla Maison Moët & Chandon, secolare maison a sud di Reims in Francia, fondata da Claude Moet nel 1743, che dal XVII secolo inizia a distribuire questo prima conosciuto come “vino spumante” sulle tavole dei nobili e dei re in barili. Tantissimi gli eventi che si sono susseguiti nel corso dei secoli presso la maison, eventi volti a migliorare ogni passo del processo produttivo nonché dell’affinamento, con molta attenzione al rendere sempre meno difettosa la rifermentazione in bottiglia. Grazie alla collaborazione con alcuni vetrai, si passa da bottiglie a forma di mela chiamate “thévenotes” per poi arrivare successivamente alle bottiglie a forma di pera dette “champenoises”, nel frattempo nel 1735 un editto fissava quantità, qualità, peso del vetro, nonché contenuto di ciascuna bottiglia, un’ordinanza deliberava le regole per i tappi: in sughero e fissati da “uno spago composto da tre fili ben attorcigliati e annodati a croce sulla sommità”.
Insomma una storia quella della Maison Moët & Chandon che ne ha visti davvero tanti di fatti sul vino, anzi sullo Champagne, evolversi ed andare avanti assieme a sé stessa.
E una delle produzioni della Maison è Dom Pérignon, prende il nome da Pierre Pérignon, monaco benedettino e cantiniere dell’Abbazia di Hautvillers che affacciava sui vigneti della Champagne. Dom Pérignon è la prima produzione di nicchia per Moët & Chandon proposta dall’inglese Laurence Venn. Nasce nel 1936 con uve dell’annata 1921, e nel 1943 l’etichetta assume l’aspetto definitivo che conosciamo ancora oggi
È uno Champagne che si ispira all’ardita ambizione di Pierre Pérignon rispetto all’assemblaggio, che lo spinse a voler creare il “miglior vino nel mondo” per servire la sua comunità e la gloria di Dio.
E così anche le produzioni di Champagne Dom Pérignon assumono quel carattere ardito e ambizioso di uscire sul mercato solo nelle annate migliori, prodotto a partire dalle migliori uve selezionate in una singola annata, senza compromessi, regalando, ad ogni millesimato, una effettiva gloria evolutiva.
E qui entra in gioco la mia bevuta.
Dom Pérignon Vintage 2006 Champagne AOC edizione limitata di Bjork e Chris Cunningham: Chardonnay e Pinot Noir in versione brut. Annata molto impegnativa, condizioni metereologiche variabili, ma complessivamente calde e secche inizialmente verso luglio e piovoso e fresco poi verso agosto, per concludere con un settembre relativamente fresco che permise il realizzarsi delle condizioni ideali per la vendemmia, iniziata nella prima decade di settembre e proseguita per circa quattro settimane.
Un brillante giallo dorato, con un perlage fine e persistente. Naso di fiori, frutta che si evolvono subito dall’essere giovane all’essere candita, note di fieno e note tostate. In bocca è setoso, fresco e sapido, ritornano i sentori di fiori, frutta, ma soprattutto è il fieno, lo iodio e poi sul finale un retrogusto amarognolo di tostatura.
Dal sito ufficiale apprendo con piacere che l’abbinamento ideale è con l’olio d’oliva siciliano “Quando il vino sposa la bassa acidità e la brillantezza della sostanza oleosa, rivela le curve vellutate, la voluttà impeccabile e la morbidezza del Dom Pérignon Vintage 2006, ravvivate da note vegetali”.
Insomma uno Champagne forse tra i più conosciuti al mondo, che si conferma avere un carattere marchiato nei secoli, freschezza del suo bouquet aromatico, arioso e consapevole di essere un’icona per le bollicine francesi.
Foto di copertina: Scorcio vigneti della Maison Moët & Chandon
(fonte: https://www.moet.com/en-int/the-house/vineyards-vast)