Francesca esorcizza così i demoni del suo passato. La sua figura trasuda maledetta sensualità e infradicia la sua anima più intima e pura, che invoca a gran voce una sola cosa: pace. Dopo il tentato suicidio, Francesca è costretta a sottoporsi a delle cure psichiatriche per poter mantenere il suo posto di lavoro, e la figura del dottore cui è affidata sembra emergere proprio da quel passato d’ombre: Peter, un amore adolescenziale mai corrisposto. Grazie alle amorevoli cure di Peter, forse Francesca riuscirà a riscattarsi da un vissuto che sembra non lasciarle scampo; forse si libererà del suo segreto più oscuro e di un aguzzino che ancora la tormenta. Ossessiva, malata, intima: una storia che non si può dimenticare.
Quello di Francesca Compagno è un libro misterioso e coinvolgente, imprevedibile. La narrazione prende da subito un ritmo cadenzato e lineare, ma fin dalla prima pagina ci si rende conto che qualcosa nella versione di Francesca, la bella e sensuale tassidermista, non torna. Dalla terapia con il giovane psichiatra emerge la sua condizione di solitudine, segnata da una sofferenza unica e annichilente. La protagonista ha alle spalle un passato difficile che sembra tornato a bussare alla sua porta, anzi, che è rimasto ad aspettarla. Francesca Compagno dosa, in questa storia, sacro e profano, intimità e dolore.