Nell’ottobre 1983 la crisi bradisismica dei Campi Flegrei raggiunse l’apice con terremoti magnitudo 3,8 e 4 che causarono crolli e migliaia di sfollati. Molti ricordano quei giorni, e chi c’era racconta che dovette andar via da casa.
Molti anni sono passati da quel 10 ottobre 1983 e la sicurezza delle case è notevolmente migliorata, ma resta la pericolosità di un’area vulcanica nota da centinaia di anni. E proprio in questi ultimi mesi si fanno minacciose le scosse telluriche , i boati e l’innalzamento del suolo.
Interessata tutta l’area puteolana, infatti a settembre 2023 sono state registrate 1.106 scosse,la più forte delle quali ha raggiunto magnitudo 4.2. Dal 21 al 23 settembre il suolo si è sollevato di 1 cm, rispetto a una media mensile di 1,5 centimetri.
Al momento sono allertate tutte le forze ministeriali e protezione civile , anche se il direttore dell’Osservatorio Vesuviano , Mauro Di Vito professa calma. Intanto si procede con lo stabilire piani di evacuazione e la Caldera sotto i Campi Flegrei è monitorata costantemente. E pur vero che in un ”analisys and monitoring of enviromental risk “ del febbraio 2013 la prof. Lucia Civetta e il prof Giovanni Orsi si erano interessati e osservato cosa stesse avvenendo al disotto dei Campi Flegrei evidenziando con dati geofisici che la caldera dei Campi Flegrei si trovasse a circa 4-5 km di profondità in prossimità della zona della Solfatara e di Pisciarelli.
L’ Istituto di Geofisica e Vulcanologia evidenziò nei due anni e mezzo intercorsi dall’estate del 1982 fino a tutto il 1984 un sollevamento dell’area del porto di Pozzuoli di circa 185 centimetri che, unito al sollevamento di circa 170 centimetri del 1970-72, portò ad un sollevamento totale di circa 3.55 metri.
Ritornando ad oggi l’evidenza parla di uno sciame sismico con epicentro nell’area dei Campi Flegrei ma allo stato attuale non esiste alcun segnale di risalita del magma verso la superficie, anche se il sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni professa prove di evacuazione.
Photo Credit Valeria Gigliano