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Sarno. Il Rito del Venerdì Santo :<< Lo “Struscio” e la processione dei “Paputi” >> .
Foto a cura di Fabiano Annunziata e Luciano Squitieri.
Sarno (SA)
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Sarno. I riti della settimana Santa rappresentano uno dei momenti più coinvolgenti e di profondo legame identitario. In particolare, gli atti culminanti sono lo “struscio” e la processione dei Paputi, che si tengono, per antica tradizione, la sera del giovedì Santo e nella mattinata del venerdì Santo. Una settimana dove religiosità e tradizione, mistero e suggestioni si fondono e vedono come momento culminante la processione dei “paputi”, il fulcro dei riti pasquali sarnesi. Le processioni rappresentano la teatralizzazione del dolore del morto, il coinvolgimento di una intera comunità e degli spazi sociali, attraverso un rituale antichissimo. La rappresentazione dell’assunzione della morte, di controllo di essa, per giungere, attraverso il Gesù Risorto, all’affermazione della speranza, della vita e alla vittoria del bene sul male.
LO STRUSCIO E I SEPOLCRI – Tutto inizia il giovedì Santo con lo “struscio” che rappresenta il prologo del dramma della Passione di Cristo. Nelle chiese della città i quadri vengono coperti e le campane vengono legate e si preparano i sepolcri nelle chiese, nelle piazze e nelle vie. I sepolcri, sono gli altari della reposizione, cioè quello “spazio” allestito al termine della messa in cena Domini del giovedì Santo, destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e conservarle. Nel tardo pomeriggio del giovedì inizia lo struscio, a ricordo di un tempo in cui l’uomo guardava negli occhi il Mistero senza arroganza, e si avvicinava strusciando in segno di dolore e stupore. I sepolcri restano allestiti fino al pomeriggio del venerdì, al termine della processione dei paputi.
I PAPUTI – Le suggestive processioni delle “Croci” o “paputi”, che dalle prime luci dell’alba del venerdì Santo, fino alla tarda mattinata, percorrono le strade della città. Un rituale che affonda le sue radici nel 1200, cioè quando a Sarno si costituiscono le confraternite. Inizialmente erano tre, poi cinque, poi sette alla fine del ‘700, oggi sono nove. Il rito del venerdì Santo è fondato tutto sul simbolismo della croce, attraverso cui avverrà la purificazione e l’ascesa del paputo che rappresenta l’uomo comune che attraverso questo cammino raggiunge la purificazione. Il Paputo rappresenta l’uomo vecchio che, attraverso il rito della Pasqua- Passaggio passa ad una nuova giovinezza, rinnovata dall’esperienza del Sacro. Le varie confraternite sono vestite di bianco, si distinguono tra loro dai diversi colori dei cordoni o cingoli, ad eccezione della Croce di San Francesco, vestita con il saio Francescano e la Croce di San Matteo, completamente vestita di rosso. Le Croci si fermano ad ogni sepolcro, dove gruppi di cantori intonano struggenti canti in memoria del Cristo defunto, canti che accompagnano le processioni e sottolineano lo scandalo salvifico della Croce, che da simbolo di infamia diventa, grazie al sacrificio di cristo, simbolo di redenzione per gli uomini. Gli incappucciati o Paputi sono seguiti da cori che intonano suggestivi canti o salmi liturgici sulla passione e morte di Gesù Cristo, l’accorato lamento funebre crea un’atmosfera di sofferenza e di pentimento. Ogni qualvolta due croci si incontrano, oppure la croce trova un sepolcro, iniziano i canti struggenti, che sottolineano lo scandalo salvifico della Croce, che da simbolo di infamia diventa simbolo di redenzione. Sono propri i canti a costituire il momento più toccante.
Fonte:
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