E’ un Karl-Heinz Rummenigge senza mezze misure, quello che ha concesso un’intervista a Welt am Sonntag. Argomento della disputa? Il Fair Play Finanziario. L’ex presidente del Bayern Monaco è un acceso sostenitore del FFP 3.0, per usare un eufemismo. Quale dunque il modo migliore di intervenire riformando un settore, non esente da critiche e da zone “grigie”?
Rummenigge ha posto l’attenzione sulle numerose, molteplici violazioni dei top club che, a detta sua, meriterebbero decisamente l’estromissione dalla Champions League e non solo.
Inasprimento delle pene, questo il concetto cardine su cui si dovrebbe operare, costringendo tutti i team ad un rispetto rigoroso delle regole.
Tedesco decisamente contrario alla “luxury tax” che prevederebbe sanzioni a tutti quei club che decidono volontariamente di oltrepassare quei paletti promulgati dalle istituzioni, UEFA in primis. Sanzioni pecuniarie che in effetti avrebbero poco senso, considerando la potenza economica di squadre come il Paris Saint Germain o il Manchester City, per le quali sborsare denaro, parrebbe quasi un mero passatempo.
Interventi che devono mirare dunque non al post violazione, bensì ad un pre.
Agire per non sfociare in zone oscure.
E, diciamocelo francamente, chi non ha la brama di partecipare alla più importante manifestazione europea per club?
I negoziati procederanno senza dubbio in questa situazione, ciò che è certo, scontato e lapalissiano è che urge trovare una soluzione ad un problema che, di fatto, nel corso delle ultime annate sportive, ha fortemente penalizzato determinati club in particolare, Inter, Milan e Roma su tutti.
Così come è costituito il FFP renderebbe quasi immuni i colossi del calcio europeo, evidenziando, ancor di più, la differenza, lo scarto tra top team e il resto del mondo.
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