Qualche tempo fa ho lasciato qualcuno (forse) col fiato sospeso nell’attesa dell’apertura di qualche bel riesling della Mosella.
Dopo ben due chiacchierate telematiche su temi teorici ad esso associati, finalmente scrivo di una bellissima bevuta.
Premetto che questa bottiglia era lì, conservata per un’occasione che le avesse saputo rendere omaggio, in attesa di una condivisione sensoriale appagante e di un abbinamento azzeccato. Sono convinta che siano riuscite bene entrambe le cose.
Ma bando alle ciance, andiamo in Mosella, in quei magici luoghi fatti di distese di bellezza incontaminata, di aria fresca, pulita, di acqua, di viti, di vita.
Qualche tempo fa scrivevo: “La Mosella, un territorio che evoca magia, dove, lungo questo anfratto sinuoso di mondo, si unisce lo scorrere del tempo, con il mutevole volto delle stagioni e il coraggio della vite a sopravvivere talvolta così tanto pendente e a nord, quasi sulla linea di confine settentrionale per la viticoltura, al 50° parallelo, ancora più a nord della regione francese Champagne. Circa centoottanta chilometri di pura estasi visiva, nella Germania centro occidentale, lungo le sponde del fiume Mosel, da cui prende il nome questa magnifica regione vitivinicola”.
A pensarci ogni volta è proprio questa l’immagine che mi viene in mente, se pur non ci si è mai stati, un territorio così evocativo riesce a far percepire dentro di sè il senso di ciò che si sta costruendo nella mente solo a leggerne.
Era il 1984 quando Molitor senior cede, per acquisizione, la propria cantina al figlio Markus Molitor, all’epoca ventenne. In quel momento il terreno non era nemmeno coltivato a vigneto, ma dopo tanti anni di duro lavoro, passione e tenacia, oggi l’azienda è arrivata a contare oltre 100 ettari e circa 15 località diverse in cui sono situati i vigneti, tra cui citiamo ad esempio Brauneberg, Traben-Trarbach e dal 2001 anche sulla Saar. Tutte le viti sono a piede franco e inoltre, caratteristica ancora più ricca di magia, sono ultracentenarie. Come per tutti i vigneti del territorio della Mosella, le pendenze sono davvero importanti e qui sono molto ripide arrivando a sfiorare anche l’80%. Markus Molitor prevede quasi sempre, per i suoi vini, una vendemmia tardiva e delle fermentazioni spontanee.
Stappiamo la bottiglia, una 2017, è il suo Riesling SAARBURGER RAUSCH SPATLESE. Un vino che non vedeva l’ora di uscire. Carico, di naso, di bocca, un’esplosione di gusto e l’olfatto super attivato da queste note agrumate, di frutta a polpa gialla, con rimandi minerali e leggerissimi ricordi di erbe aromatiche. Cremoso in bocca, scioglievole, ma senza esagerare, entra al palato deciso, sfoggia l’abito migliore e aspetta li fermo compiaciuto, sapendo di essere osservato con ammirazione, persistendo in un’analisi gustativa che da il tempo di capirne le sfumature sapide, burrose, pulite. Estremamente equilibrato e davvero tanto fine.
Questo vino viene prodotto con l’utilizzo di sono Riesling Renano in purezza, la raccolta è tardiva, come piace fare a Markus Molitor, il che spiega anche il ricordo leggermente dolce che questo vino evoca nella versione “dry”. In cantina l’uva viene sofficemente pressata e successivamente fermentata con lieviti indigeni in acciaio. La maturazione sulle fecce fini e il successivo passaggio in legno danno lo sprint finale, aggiungendo carattere ad un vino che già è ricco e gustoso.
Al calice gli occhi si spalancano su un bellissimo giallo paglierino intenso dai riflessi dorati. Il naso in estasi di profumi intensi di agrumi maturi e in bocca si completa con un gusto sbalorditivo dalla bellissima acidità e rigenerante mineralità. Immancabile una persistenza effettivamente importante, ma fresca, molto, da non stancare mai.
Un vino che berrei all’infinito.
Credit @BrigidaMannara
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