Era il 17 maggio 1989 quando il Napoli vinse la sua prima ed ultima competizione europea, allora chiamata Coppa Uefa, capitanato dall’idolo indiscusso della Napoli popolare, combattente, amante dei suoi figli e solidale con il mondo dei più poveri, Diego Armando Maradona.
La domanda che dovremmo porci, a questo punto, è molto semplice e l’ho scelta come titolo di questa diagnosi generale: il Napoli ha le carte in regola per vincere questa competizione oppure, quello europeo, resta un cammino contorto e avvezzo ai sogni e non alla realtà?
Le statistiche stagionali ci dicono che gli uomini di Gattuso sono “vittima” di un cammino ondivago e spesso incoerente con le ambizioni di una società che punta ad arricchirsi dopo anni di gavetta e crescita esponenziale a livello di immagine e di competizione in Italia, lottando per i vertici continuamente da dieci anni or sono. L’andamento discontinuo che segna il passo di molte squadre nell’era del Covid-19 è un marchio di fabbrica che denota l’ambiguità e le caratteristiche controverse del mondo che stiamo vivendo, a livello globale, calcistico, politico, economico e socio-culturale.
Investimenti rimandati nel tempo e campagne di cessioni all’orizzonte con un minimo comun denominatore in primo piano: il ritmo frenetico. Il giocare ogni tre giorni non fa altro che creare stress nell’animo dei calciatori, sia a livello psicologico che naturalmente fisico.
Agli azzurri toccherà affrontare il Granada di Diego Martinez, ottavo in Liga e pronto a dare battaglia ad una squadra considerata estremamente più blasonata e competitiva. Il cammino è lungo, fitto di pericoli ed insidie, partendo dai sedicesimi per arrivare all’agognata finale del 26 maggio presso lo Stadion Energa di Danzica, in Polonia.
Milan e Roma potrebbero insediare le ambizioni del Napoli? Andando avanti nel torneo, le squadre italiane potrebbero incontrarsi e non sarebbe una sorpresa vista la qualità delle tre rose. Tottenham, Arsenal, Manchester United e Leicester le compagini che porteranno in alto il nome del campionato inglese, il Siviglia la grande assente di quest’anno, squadra spagnola infatti che è riuscita a portare a casa questo trofeo ben tre volte consecutive.
Diverse le outsider che potrebbero dare filo da torcere, tra le quali compaiono Hoffenheim, Salisburgo e la Real Sociedad che tanto hanno fatto bene proprio nel girone dei partenopei. Sono tante le mine vaganti e poche le favorite, nel primo turno della fase a gironi infatti abbiamo assistito a tanti risultati equilibrati e paradossalmente qualsiasi squadra potrebbe lottare per la vittoria finale.
La risposta dunque sembra scontata, gli azzurri possono e devono crederci senza alcun dubbio. Ma come ci arriva il Napoli al primo giro di boa in terra andalusa?
Proprio di oggi è la notizia dell’infortunio di Hirving Lozano, che potrebbe rimanere ai box per circa un mese, il più in forma a disposizione di Gattuso, determinante nel rivendicare l’eredità del Pocho Lavezzi, arrembante e caparbio, feroce nella riconquista della palla, imprendibile nello stretto e forza nelle gambe. Elementi che lo paragonano all’argentino indissolubilmente.
La tabella infortunati registra ancora nomi illustri dai vari Manolas, Koulibaly e Dries Mertens per arrivare a Diego Demme ed Elseid Hysaj. Out i due difensori titolari, con la conseguente opportunità per Rrhamani di dare continuità all’ottima prova contro la Juve.
I guizzi di Mertens e lo spirito guerriero di Demme sono un macigno che il Napoli spera di recuperare nel minor tempo possibile. E poi Gattuso, parliamo di lui. La conferma del tecnico calabrese è importante?
Innegabile che lo sia, soprattutto se i rapporti con ADL dovessero (come già sembra dalle ultime notizie) diventare ufficialmente di nuovo pacifici. La squadra è con il tecnico ma se anche la società contribuisse a favorire il disgelo tra le parti, l’ambiente potrà solo che beneficiarne.
Con Osimhen si vira inoltre verso il 4-2-3-1, questo è assodato.
E se è tanto strano guardare una partita di calcio nell’epoca che stiamo vivendo, i tifosi azzurri non devono smettere di sognare e credere nella seconda Europa League, in onore di Maradona. Dedicarla a lui, primo vincitore, sarebbe questo infatti il lieto fine di una favola da tramandare ai posteri.
“Continuità” è il key concept, i prossimi due mesi sveleranno l’esito della prova di maturità di Gattuso e dei suoi. Ma nel dubbio, come si suol dire in occasioni di auguri sinceri e profondamente sentiti dal cuore, “ad maiora”.