Una figura straordinaria che ha saputo unire tutti i giovani dell’epoca a suon di grande entusiasmo. Stiamo parlando di Giovanni Paolo II, una figura che andava oltre i compiti religiosi. Karol Wojtyla era sinonimo di aggregazione, socializzazione, entusiasmo e grande amore verso il popolo italiano, in particolare per i giovani che ancora oggi, diventati ormai padri di famiglia, ricordano le sue meravigliose frasi o gesti che ha compiuto nel corso del suo pontificato.
E’ stato un Papa “sportivo”, amava lo sport, e da giovane ne ha praticati tantissimi, tra cui lo sci. Nella sua vecchia casa di Cracovia, dove andò a vivere con il papà, sono conservati ancora oggi gli sci con cui andava a sciare in montagna. Amava anche la canoa, organizzandosi con gli studenti dell’Università di Dublino sui fiumi della Polonia, trasformando la stessa canoa nell’altare perché non si poteva celebrare all’aperto la messa. Poi ha fatto il calciatore, precisamente il portiere perché aveva le braccia lunghe. Da non dimenticare anche le famose sciate con Sandro Pertini. Insomma, un Papa che ha fatto tantissimo sport. Ha fatto oltre 300 interventi sullo sport prendendo parte a tantissimi incontri. Tra i più belli quello allo Stadio Olimpico nel 1984, e lo straordinario Giubileo dello Sport del 2000 con la preghiera dello sportivo che fu letta da Antonio Rossi, ex canoista e politico italiano, campione olimpico e mondiale nel kayak velocità.
“Stare 4 ore vicino al Papa non è da tutti – ha dichiarato Gianni Petrucci, presidente del CONI per quattro mandati consecutivi, dal 28 gennaio 1999 al 14 gennaio 2013 -. Oltre al discorso in rappresentanza dello sport era anche una grossa emozione perché vedemmo tutta quella sofferenza in lui, si vedevano tutti quei bambini che lo chiamavano con una certa confidenza e lui sorrideva sempre per cui è stata un’emozione straordinaria. Poi la partita, la presentazione dei calciatori. Tutti episodi meravigliosi”.
Particolarmente toccante e significativa è stata anche la testimonianza di Sinisa Mihajlovic: “Noi dovevamo imparare tantissimo da lui, da quello che ha fatto a quello che diceva. Nei suoi occhi vedevi la dolcezza che può avere solo una persona buona. Prima di incontrarlo ero molto titubante perché è una persona tra le più importanti al mondo, però la cosa positiva è che quando vai da lui e lo guardi ti svanisce tutto, ti senti beato. La cosa che mi commosse di più fu la benedizione a mio figlio appena nato. Ero talmente emozionato che ho pianto”.
In questo giorno celebrativo, tutti gli sportivi hanno voluto partecipare perché i suoi incontri erano sempre bellissimi. Giovanni Paolo II ha trasformato gli stadi in chiese immense dove si radunavano migliaia di persone da ogni parte del mondo. Praticamente egli stesso ha ripreso il messaggio di San Paolo riportato nella Bibbia che diceva che se nello stadio c’è uno che vince, nella vita possono vincere in tanti. Dino Zoff raccontò che quando lo incontrò iniziò a parlare di tattica con lui, perché il Papa aveva giocato come portiere. Zoff rimase meravigliato perché non si aspettava una preparazione tattica così profonda.
Nel momento della sua morte fummo l’unica Nazione a fermare tutto lo sport, perché in quel momento tutto il mondo era proiettato su San Pietro per via dell’enorme sofferenza del Papa. In tanti ricorderanno dell’ultima via crucis dove non ce la fece a camminare, la benedizione battendo le mani sul tavolo perché non ce la faceva a benedire. Tutti episodi molto toccanti e particolari. Quando fermammo tutto lo sport fu un momento strano, ma doveroso perché dovevamo dare un segnale di ringraziamento nei confronti di un Papa che ha cambiato la geografia del mondo, ma ha fatto tanto anche nello sport. Una delle pagine più belle dello sport italiano, e stoppare tutto per un breve arco di tempo era il minimo che si potesse fare.
Giovanni Paolo II chiedeva sempre del calcio e dello sport in generale. Dopo il famoso discorso Antonio Rossi, lui l’ha voluto conoscere personalmente perché veniva dalla canoa, voleva avvicinarsi a lui per dialogare su uno dei tanti sport che amava. Questa è la dimostrazione di come lui, nonostante la sofferenza, era sempre lucido e giovane dentro. Un Papa che, con gli anni, venne soprannominato da molti come l’Atleta di Dio e che ancora oggi, a cent’anni di distanza dalla sua nascita, la sua figura rimane indelebile.