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Il calcio spesso e volentieri offre quasi a tutti l’opportunità di mettersi in evidenza, soprattutto a chi ha passato buona parte della carriera da post calciatore come assistente tecnico o vice allenatore. E’ il caso di Hans-Dieter Flick, tornato al Bayern Monaco nel luglio 2019 proprio nelle vesti di vice-allenatore, come assistente di Niko Kovač. Con l’esonero del tecnico croato, avvenuto il 3 novembre, Flick ha assunto l’incarico di allenatore capo ad interim. Dopo un avvio caratterizzato da buoni risultati, lo scorso dicembre è stato confermato ufficialmente in panchina fino al termine della stagione, per poi prolungare il contratto fino al 2023 tre mesi più tardi, avendo ritrovato la vetta della classifica e il prezioso appoggio della società, in primis da Karl-Heinz Rummenigge che gli aveva promesso come regalo di compleanno una penna per la firma del contratto. Un regalo così, d’altronde, come può essere rifiutato se offerto con grande convinzione da una società come quella bavarese?

Per Flick, però, si tratta solamente della seconda volta in carriera che indossa i panni dell’allenatore, l’ultima volta dal 2000 al 2005 con l’Hoffenheim dove ottenne dei buoni risultati. Dopo di che vice allenatore della Germania dal 2006 al 2014 sotto l’ala protettiva di Joachim Low. Probabilmente è proprio in quell’arco di tempo che ha appreso di più. Ha vissuto sulla propria pelle le ceneri del mondiale tedesco del 2006 fino alla rinascita del movimento odierno che, ad oggi, è sicuramente uno dei migliori in Europa. Buona parte della metodologia che manifesta oggi l’ha appresa soprattutto da un maestro di calcio del calibro di Jupp Heynckes, suo allenatore ai tempi del Bayern dal 1985 al 1990. Flick ha studiato bene da tutti questi straordinari insegnanti, e i risultati sono dalla sua parte: non è un caso se la squadra prima del suo arrivo era al quarto posto in classifica e adesso è prima a +7 sul Borussia Dortmund, e non è neanche un caso che in 18 partite sono arrivate 15 vittorie. Con lui si gioca un calcio entusiasmante, collettivo, che comprende tutto un gruppo che prima del suo avvento sembrava sfasciato e senza motivazione. A tratti sembra essere ritornato quel famoso Bayern del 2013 che proprio con Heynckes s’iscrisse nell’albo d’oro di quelle poche squadre che hanno compiuto l’impresa del “Triplete“. Saranno il tempo e i risultati a dircelo, ma per adesso il Bayern è in ottime mani.

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