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Shirley Temple non è stata solo l’enfant prodige del cinema statunitense: è stata un’attivista iscritta al Partito Repubblicano e ha lottato per l’ambiente.

Esiste un momento del film La piccola principessa con Shirley Temple particolarmente pregno di tensione. Quasi alla fine del film il personaggio di Sarah Crewe, grazie all’intervento fortuito della Regina Vittoria, riesce a trovare il padre: ha affrontato povertà e umiliazioni, ma è solo del padre che si preoccupa. È un momento topico, e Temple calca la scena al tempo stesso con preoccupazione – per via della trama – ma senza perdere il sorriso.

Il 1939, anno in cui questo film venne girato, fu un anno pazzesco per Hollywood. Uscirono Via col ventoIl Mago di OzMr. Smith va a Washington. E Shirley Temple, già artista navigata, alla tenera età di 11 anni, si ritrovò a primeggiare con diversi colleghi, alcuni dei quali solo poco meno giovani di lei, come Mickey Rooney o Judy Garland, altri più maturi come Vivien Leigh o James Stewart.

Ma questo serve a comprendere la portata dell’enfant prodige, che è relativo solo a una parte della vita di Temple. Oltre al cinema infatti ci fu molto di più: lasciata alle spalle l’adolescenza, l’attrice intraprese una proficua carriera politica piena di incarichi e successo.

Classe 1928, il padre era un banchiere e la madre un’ex ballerina che proiettò sulla figlia il desiderio della ribalta. All’età di 3 anni, la piccola Shirley iniziò infatti a prendere le prime lezioni di ballo, che poi le sarebbero tornate utili una volta sul set. Venne notata per la prima volta proprio all’interno della scuola di ballo, e chiamata a interpretare due serie di film per la Educational Pictures.

Nel 1934 però venne messa sotto contratto con la 20th Century Fox, per cui lavorò fino al 1940: fu allora che iniziò a essere chiamata fiabescamente “riccioli d’oro”, una pettinatura che le fu consigliata per una questione di immagine, dato che Shirley aveva i capelli castani e lisci. La sua carriera si interruppe a 22 anni, con all’attivo ben 43 film, un matrimonio e un conseguente divorzio – il marito era un alcolista – e una figlia. Di lei è stato detto e scritto moltissimo, ma il punto di vista è differente se si considera l’epoca d’uscita delle sue pellicole e oggi. Quel che è certo è che nel 1998 è stata inserita nella lista delle star del secolo, davanti a Rita Hayworth, Lauren Bacall e Sophia Loren.

Shirley Temple rappresentò la speranza, in particolare negli anni ’30, quando gli Stati Uniti soffrirono a causa della Grande Depressione. Tanto che Franklin Delano Roosevelt affermò: “È meraviglioso che per pochi centesimi ogni americano possa entrare in un cinema e vedere il sorriso di una bimba che gli ridarà la forza di andare avanti”.

E si potrebbe dire che alcuni dei suoi film, che all’epoca fecero scalpore, gettarono le basi per l’integrazione degli afroamericani. Nella pellicola del 1935 Il piccolo colonnello, ambientata nel periodo della Guerra Civile, la si vede ballare sulle scale con il ballerino di tip tap Bill Robinson: Shirley fece scandalo, perché gli spettatori la videro prendere la mano di un attore afroamericano. Visto con l’occhio di oggi il film cavalca lo stereotipo razzista del “salvatore bianco”, ma quando uscì il suo contenuto era ritenuto liberal.

Liberal è però un concetto che non le sarebbe appartenuto nella sua vita da adulta. Nel 1950 sposò Charles Black, un ingegnere di acquacoltura e un oceanografo. Con lui ebbe altri due figli, un maschio e una femmina. Aderì al Partito Repubblicano, candidandosi nel 1967 al Congresso. In quanto attivista politica iniziò a ricoprire molti ruoli prestigiosi, per esempio nel 1972 divenne delegata degli Stati Uniti alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano. In questo contesto pronunciò delle parole che sono passate alla storia: “Siamo amministratori della Terra che i figli erediteranno”. “Non conosco il segreto del successo”.

Fu in Ghana e in quella che al tempo si chiamava Cecoslovacchia, e anche in Svezia. Ma l’ambiente maschile della politica tese a ostacolarla, a guardarla con sospetto. “Gli atteggiamenti maschilisti di solito cadono vittime del duro lavoro, dell’umorismo tempestivo e dell’assenza di risentimento”, scrisse in seguito in una sua autobiografia.

Tutti si accorsero alla fine del suo valore, che la fece diventare un’eroina ecologista. “L’uomo – disse una volta – con i meravigliosi e terribili poteri che la scienza ha messo nelle sue mani, ha più che mai bisogno di un’etica che guidi i suoi passi. Gli avvertimenti ambientali che vediamo intorno a noi sono avvertimenti non solo per le nostre capacità ingegneristiche, ma anche per il nostro spirito”.

Un Oscar, diversi premi cinematografici, dottorati in università prestigiose, una politica che si è battuta per l’ambiente e anche un’icona della lotta al tumore al seno che sconfisse: Shirley Temple è stata e avuto tutto questo. La morte giunse nel 2014, quando lei aveva 85 anni: da allora è, come dicono gli americani, “gone but not forgotten” (andata ma indimenticata). E’ indimenticabile.

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