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Purtroppo non ci si nutre di chiacchiere, il virus fa paura è vero, ma ne fa altrettanta la condizione di povertà in cui migliaia di famiglie rischiano di ritrovarsi. Ad oggi dopo oltre un mese dall’inizio del lockdown, per gli italiani non c’è ancora nulla di concreto. Ogni giorno ci sono novità, si susseguono annunci che per la verità risultano essere sempre a metà, vertici e cdm ogni giorno, si estendono decreti e direttive, le regioni iniziano a movimentarsi da sole ed i comuni cercano di tenere buoni i più bisognosi con l’aiuto delle associazioni di volontariato.

Non è questa la Nazione che vorremmo, sono stati creati fondi e stanziate risorse, bonus, incentivi ma ancora nessuna concreta iniezione di liquidità è arrivata nelle tasche degli italiani ed alcuni si appropinquano a vivere una Santa Pasqua senza precedenti, in lontananza dagli affetti più cari ma soprattutto con pochi soldi in tasca e la sensazione che non tutto si risolverà così presto.

Questa situazione da un lato sta portando una parte della popolazione che da sempre ha operato in un certo modo ad essere più solidale, ma dall’altra sta evidenziando il timore che il governo non abbia il reale polso per gestire una situazione che procedendo di questo passo rischia addirittura di aggravarsi. Le famiglie per mangiare e le aziende per non fallire non possono più attendere i tempi biblici della burocrazia italiana e aspettare che, nonostante questa emergenza, i cavilli degli istituti di credito e la poca chiarezza rendano tutto sempre più complicato. Di coronavirus si muore, ma anche di fame e di burocrazia.

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