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Portato in scena per la prima volta al teatro Fiorentini di Napoli, il 5 giugno del 1893 dalla giovane Tina Di Lorenzo, Una donna è il dramma d’esordio dello scrittore e giornalista Bracco. Grande fu il successo che riscosse questa rappresentazione teatrale testimoniato da numerosi articoli e recensioni del tempo.

Sia nelle rubriche teatrali del “Corriere di Napoli” che nell’articolo apparso sul “Roma” venne dato risalto ad alcune scene scabrose del testo, considerate dal pubblico con disprezzo. Molte delle critiche si soffermano sulla scena dello stupro subito dalla protagonista e dichiarato in maniera esplicita nella scena prima dell’atto secondo della commedia.

La violenza sessuale subita dalla giovane Clelia è il tema scatenante dell’opera che porterà poi alla sua evoluzione. La femminilità di Clelia risvegliata in seguito all’innamoramento del giovane Mario Renzi, vedrà la sconfitta dell’amica Angiolina e del ricco Carsanti e sacrificherà infine, la sua maternità.

Sarà questo suo sacrificio a farle conseguire la vittoria morale e il successo della commedia.

Nonostante numerosi giudizi positivi e il successo riscosso a Napoli e nel Meridione d’Italia l’opra non attecchì in altri centri teatrali della Penisola, come Firenze o Torino.

La motivazione risiede in due specifiche motivazioni, la prima determinata dalla presenza di scene, considerate all’epoca, scabrose e la lentezza di alcune scene del terzo e quarto atto.

Nell’ottobre del 1893 Bracco inviò al capocomico alcune modifiche che riguardavano la protagonista, e nel corso dello stesso mese il dramma portato in scena dalla Compagnia Vitaliani ebbe grande successo al teatro Sannazaro. L’attenzione della platea si spostò quindi sull’interpretazione dell’attrice Vitaliani in relazione alla sua collega Di Lorenzo che l’aveva preceduta.

Sul tema della scabrosità dell’opera si soffermò anche la scrittrice e giornalista Matilde Serao, che nella rubrica Api, Mosconi e Vespe la definì “semplice, molto semplice, troppo semplice” da dover meritare un avviso preventivo alle fanciulle che si apprestavano a vedere la rappresentazione.

Anche Rocco Pagliara in un articolo-lettera del 6-7 giugno, apparso nella rubrica La serata del “Mattino”, si rivolgeva direttamente a Bracco riconoscendo la sua maturità d’artista e accantonando i commenti denigratori che erano l’espressione del suo realismo e del suo rigore.

Questi commenti nascono dalla volontà del medesimo autore che rivolgendosi a Francesco Pasta il capocomico voleva che il pubblico fosse informato della scabrosità dell’opera. 

“Una donna” è per lo stesso Bracco la storia di una donna disonesta, che viene stuprata, diventerà madre e amante e si suiciderà. In principio l’opera era intitolata Il fenomeno e solo in seguito, assunse quello definitivo rubato da una novella di Scalinger pubblicata sul “Fortunio” e considerata brutale. Ci sono quindi legami tra i due testi dove il fatto fisiologico è protagonista che condurranno la protagonista a divenire da “cosa” una “donna”.

Accanto alla figura di Clelia, Bracco presente anche un personaggio maschile che appartiene al mondo dell’arte, si tratta di Mario Renzi, il quale nelle Annotazioni per gl’interpreti si configura come un giovane trentenne affascinante, che però non riesce a garantire alla donna redenta un tenore di vita paragonabile a quello precedente.

Mario riconosce di non essere un gran pittore, e a Clelia che cerca di consolarlo dicendo che la sua è una mancanza dovuta all’irrequietezza dello spirito, l’uomo ribatte affermando che la sua testa è vuota.

Per il pittore Renzi dunque è la genialità a mancare, non la tranquillità e quando spingerà a causa delle ristrettezze economiche la donna a lasciarlo ella si rifiuterà, esprimendo il suo disprezzo per gli uomini un tempo frequentati.

Il punto di svolta di questa vicenda si ha quando Renzi cede un suo ritratto, raffigurante una scimmia, a un mezzano imbroglione per venderlo a un ingenuo straniero, come un’opera dell’artista Domenico Morelli; elemento che consente di aprire una breve parentesi circa il rapporto che Renzi ebbe con la generazione post-morelliana e la sua particolare attenzione verso le arti del suo tempo.

Foto presa Web

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