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Il passato ritorna senza preavviso. Non bussa alla porta, entra e prende posto.

È un ospite inatteso dal quale non riesci a dileguarti. Parla tanto, e se cerchi di ignorarlo, quello che dice si insinua in maniera inconsapevole dentro di te.

Sei costretto a ricordare, e allora non puoi far altro che guardarti intorno per aggrapparti a qualcosa di reale, al presente: è questa l’unica forma di salvezza, l’unica resistenza apponibile al baratro cui conduce.

Temi che il suo racconto, il dipinto di parole con il quale ha tratteggiato te stesso sia ancora vivo. Ti chiedi se per davvero la tua vita si andata avanti, o sia il frutto di una illusione. Tutto torna al punto di partenza.

La linea che hai tracciato non corrisponde a una retta, si tratta di un cerchio. In un preciso istante, ti accorgi che non è più possibile procedere dritto, ma solo girare. Ti si è presentata dinanzi la medesima situazione o persona, ma in abiti e circostanze diverse.

Ti sentirai confuso, e ti chiederai verso quale direzione tu stia viaggiando, ma ancora una volta le soluzioni formulate si riveleranno sbagliate. Ho smesso da tempo, di cercare rifugio nelle certezze. Sono solo un antidoto all’inganno della vita ormai svelato. Nulla di tanto concreto e forte a cui potersi agvrappare riesiede all’esterno di noi.

Ci frantumiamo e rigeneriamo come onde. Fragili, scossi e turbati dal vento, dalle maree ci innalziamo, opponiamo resistenza, crolliamo. Torniamo indietro, il più delle volte senza capire, senza avere la necessità o semplicemente la forza di riflettere.

Torniamo a essere onde.

A lungo c’è chi si è ingannato, dichiarando con spavalderia la sua integrità dinanzi ai mutamenti esterni. Ma non è forse questa la più alta espressione della fragilità?

In questi esseri umani basta poco a generare crepe così profonde da arrivare fin dentro le viscere.

Così dinanzi a questo eterno supplizio non posso fare altro che riconoscere la condizione uguale toccata a tutti gli esseri viventi.

La vanità di ogni ambizione, di ogni sogno, l’insensatezza della vita e della morte.

Fluidi, incorporei e inconsistenti, scorriamo come liquidi. I nostri corpi non sono altro che tombe dell’anima.

Il passato torna per ribadire la sua forza, la sua potenza e non ci resta altro xhe che accoglierlo, perché se lo scacciamo sarà pronto a perseguitarci, gettando nell’abisso ogni singola cellula.

Foto presa dal Web

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