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Era il Capodanno del 1965 quando Lisetta Carmi fotografa italiana, famosa per i suoi reportage di impegno sociale, fu portata da Mauro Gasperini, suo amico a una festa.

Il veglione si teneva in Via del Campo (ex ghetto) a Genova. Lì vivevano e lavoravano travestiti.

La Carmi iniziò a fotografarli, dando inizio a una frequentazione e ad una amicizia durata sei anni.

Lo scorso 9 dicembre è uscito per Contrasto la nuova edizione di foto inedite ritrovate nel suo archivio.

“La Carmi sfrutta la potenza comunicativa del colore per far emergere la verità attraverso la concreta fisicità dei suoi soggetti”- scrive il curatore Giovanni Battista Martini.

Le foto documentano le fasi di vestizione, trucco, pettinatura.

“I travestiti svolgono un servizio sociale? Sono l’espressione enfatizzata ed esasperata di un modo ormai superato (o in via di superamento) di considerare la donna come un bene di consumo? Sono l’avanguardia paradossale e contradditoria di un nuovo modo di concepire ( o di abolire) i ruoli assegnati all’uomo e alla donna? O sono tutte queste cose insieme?” scriveva Carmi.

La prima pubblicazione dell’opera risale al 1972 ad opera del pubblicitario Sergio Donnabella che investì dieci milioni di lire per la casa editrice Essedì.

“I travestiti” con testi della stessa Carmi, e del psicanalista Elvio Fachinelli non ebbe l’accoglienza sperata. Furono pochissime le copie vendute, molti furono i librari che lo rifiutarono mentre altri lo accolsero “in segreto” per evitare scalpori.

Dopo qualche tempo l’editore annunciò il macero, ma il libro non subì una triste sorte.

La scrittrice Barbara Alberti mandò un camion a prelevare le copie invendute.

In quegli anni in Italia costituiva un reato presentarsi in pubblico “travestiti da donna”, bisognerà aspettare il 1982 per il riconoscimento del passaggio di genere con la legge 164/1982.

La fotografia per Lisetta Carmi ha rappresentato uno “strumento per la ricerca della verità”.

In una realtà ancora controversa e ottusa, c’è stato chi come la Carmi attraverso la sua arte è andata oltre per conoscere, testimoniare e parlare di tutti coloro i quali erano considerati individui malati, da emarginare.

Foto presa dal Web

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