Il Greco è con molta probabilità il vitigno più antico dell’Italia meridionale.
Elemento singolare di quest’uva è il contenuto di proprietà colorante, che è superiore a quello della maggior parte delle uve bianche italiane, e per questo motivo alla maturazione completa presenta un intenso colore giallo dorato, con leggeri toni d’ambra nel versante più accarezzato dal sole.
Raccolto dalla vigna, nel divenire mosto presenta un bel colore giallo ocra tendente al rossiccio, per poi presentarsi sotto forma di vino in uno splendido giallo oro.
È un vitigno sicuramente del sud, ma ha trovato le sue condizioni territoriali ottimali in Irpinia, e sulle colline dell’attuale paese di Tufo diventa una delle DOCG più interessanti del portfolio italiano.
Tante le cantine che ne hanno una buona produzione, e se mi fosse concesso citarne una sicuramente la scelta ricadrebbe su Benito Ferrara, dove la figlia Gabriella, erede capace, ha continuato e migliorato già l’ottimo lavoro del padre, nell’etichetta “Vigna Cicogna”.
Il vino da vitigno Greco presenta una considerabile complessità, per certi versi è assimilabile a un vino rosso camuffato da bianco: è dotato di una sostenuta acidità che rende percepibile le tracce di composti aromatici che la buccia rilascia in abbondanza nella pigiatura, facendo attenzione a portare le uve in cantina perfettamente mature.
Potente e strutturato, raffinato allo stesso tempo, ha profumi intriganti.
È possibile percepirvi odori di albicocca, pesca gialla, pompelmo, agrumi canditi e confettura di mela, dovuti alla presenza di un terpene responsabile dell’odore di oli essenziali “simil limone” ; nonché sentori floreali di caprifoglio e gelsomino, con un lieve ricordo di cannella, dati dalla quantità di carotenoidi.
E infine vi è la presenza di note speziate per elementi volatili riconducibili ai chiodi di garofano, e perché no al curry.
Una piccola curiosità ci arriva dalla cantina Mastroberardino, poiché il suo greco è stato il primo vino imbottigliato e venduto della commercializzazione campana.