L’ uomo è il risultato delle generazioni precedenti.
Incomincio la mia recensione al libro:” Firmamenti di stelle” della poetessa Rosaria Andrisani facendo appello a questa riflessione che risulterà essere il filo conduttore dell’analisi. Le prime impressioni, che si ricavano dalla lettura dei componimenti sono, infatti, analogie con un grande autore della letteratura italiana del Novecento: Ungaretti. Della sua ricca e prolifera opera poetica ci sarebbe tanto da dire, ma questo non rappresenta né il contesto né il tempo adatto. Per Ungaretti, la critica letteraria ha parlato di tre differenti fasi poetiche, ma è la prima che ritorna nella poesia dell’autrice mettendo in luce quel legame sottile tra passato e presente. I componimenti risultano essere brevi, lontani dalla misura metrica tradizionale , la punteggiatura è quasi assente, salvo l’utilizzo di punti a fine periodo che segnano pause lunghe che spingono il lettore a riflettere. Le analogie tra Ungaretti- Andrisani continuano con l’abolizione della rima e una nuova disposizione delle parole volte a generare un effetto di ESSENZIALITÀ. Ritorna il concetto di: “Poetica della parola”, la quale si carica di significato velato a tratti rivelato pur attingendo dalla sfera del quotidiano. Se l’adozione di queste tecniche poetiche, da parte di Ungaretti, è dovuta dall’orrore della Prima Guerra Mondiale nella poesia contemporanea lo stile frammentario è dovuto dal mondo nel quale si è immersi. Un’esistenza privata di certezze, valori e malinconica capace di volgere il suo sguardo al passato. Una vita che non lascia spazio a rapporti veri e autentici, smantellata da interessi personali ed egoismi, da un dialogo quasi assente con il proprio “Io interiore” che l’autrice riesce ugualmente a trovare. Rosaria Andrisani esprime versi di forte impronta esistenziale . Nei suoi versi emerge il tema della fragilità umana, la precarietà della vita accompagnate dallo scorrere inesorabile del tempo. Una esistenza consapevole e per questo, a tratti malinconica, perché la mente è carica di ricordi che rimandano alla fanciullezza e alle “illusioni” e “ingenuità” tipica di questa fase. La donna che, adesso, con coscienza è divenuta l’ha spinta ad osservare il mondo con occhi diversi, ma non privi di speranza. Divenuta adulta , dopo aver chiuso alle sue spalle il cancello dell’infanzia, fatto anche di delusioni, accetta ora, se pur con tristezza, il procedere del tempo. Questo, “crudele” ,non torna indietro e porta con sé gli affatto più cari animati solo da ricordi e foto che abitano la sua anima. A tal proposito è opportuno citare il Leopardi che definisce la felicità infantile come base di semplicità e naturalezza, una condizione non ancora guastata dallo studio né dalla ragione. Al contrario, l’uomo è infelice a causa del sapere e della consapevolezza. In questa labile esistenza però l’autrice trova una speranza, si chiama: “Gioia” e rappresenta l’amore filiale capace di mettere a tacere il passato e le incertezze. Come le stelle, corpi celesti che brillano di luce propria, visibili solo di notte alla stregua di puntini luminosi nell’atmosfera , allo stesso modo, le poesie dell’ autrice illuminano la sua esistenza. Una poetica intima, ma piena di condivisione , perché portatrice di elementi comuni a tutti gli esseri umani .
Del resto come scriveva Jorge Louis Borges :”Ogni poesia è misteriosa. Nessuno sa interamente ciò che gli è stato concesso di scrivere”.