Una trattativa sulla bocca di tutti, una scintilla doverosa che, il patròn del Napoli, Aurelio De Laurentiis, doveva alla propria gente, all’indomani di un’annata, la scorsa, che definire funesta sportivamente parlando, sarebbe un eufemismo. Il tweet inequivocabile, per una gioia pulsante, quella del popolo partenopeo, una felicità sintomo di rinascita, rivoluzione, dopo la straordinaria parentesi targata Luciano Spalletti. “Benvenuto Antonio“, con annesso contratto sino al 30 Giugno 2027 per il tecnico salentino fortemente voluto da ADL, per far decollare nuovamente la sua creatura, pronta a stupire gli addetti ai lavori. Ventidue le giornate di campionato trascorse sino a questo momento, azzurri che, seppur momentaneamente, guidano la classifica di Serie A, dato questo particolarmente rilevante se si considera la debacle di Verona, nella prima uscita ufficiale della stagione. Sia chiaro, siamo a metà campionato, nulla è ancora deciso, ma l’effetto Conte su Napoli, sul Napoli è stato, sino a questo momento, devastante. Un calciomercato a sua immagine e somiglianza, perché lo si sa, la storia lo insegna, Antonio è un maniaco del controllo, un perfezionista, un manager a tutto tondo che necessita di carta bianca per far germogliare, nel proprio orto, i frutti desiderati. Rimuovete dalla mente lo scintillante Napoli dello Spallettone, da Luglio, in quel di Castel Volturno dominano i seguenti imperativi riconducibili sotto l’acronimo OSCP, il quadrilatero magico, (O)rganizzazione, (S)acrificio, (C)ompattezza e (P)ragmatismo, questo l’autentico mantra che affolla costantemente il cervello diabolico del mister pugliese. Antonio Conte ha già plasmato un gruppo di uomini, il dato sorprendente è averlo fatto nell’arco di soli cinque mesi di lavoro, lasso di tempo questo, utilizzato per conoscere la città, immergendosi, di fatto, nelle meraviglie che la Campania offre. Eppure l’antifona era chiara, sin dalla sua presentazione nella splendida e suggestiva cornice di Palazzo Reale: “Il Napoli deve essere il traguardo per tutti, io sono già in debito con la città“, testa bassa e pedalare il must. Poche parole, assenza totale di titoli ad effetto, lapalissiana la mission, archiviare definitivamente il decimo posto della scorsa annata. “Quando ho firmato, ho fatto una richiesta al Presidente, sceglierò io chi resta e chi andrà via. Abbiamo le idee chiare e sappiamo cosa fare per migliorare questa squadra. Il mio obiettivo è uno: il Napoli deve essere considerato un punto di arrivo e non una tappa intermedia”. Prima l’incedibilità di Di Lorenzo e Kvaratskhelia come assoluta prerogativa, poi Alessandro Buongiorno come perno imprescindibile sul quale improntare la fase difensiva dei prossimi anni, nel segno dell’italianità, aspetto questo vitale per piantare radici robuste, salde, colme di spirito di appartenenza. Al netto infatti della prima, infelice, uscita al Bentegodi, il Napoli di Antonio Conte ha, di fatto, inanellato solo ed esclusivamente risultati degni di nota, sui quali spiccano la vittoria a San Siro (0-2 contro l’incerottato Milan di Paulo Fonsèca), lo 0-0 all’Allianz contro la Juventus di Thiago Motta, l’1-1 maturato contro l’Inter di Simone Inzaghi ed i successi, prestigiosi e recenti contro Atalanta (2-3) e Juventus (2-1), nel segno del suo uomo di fiducia, Big Rom. L’unica, rovinosa, caduta contro gli orobici del Gasp, la più velenosa, senza dubbio, tra le compagini di testa, tutto ciò però nel girone d’andata ma questa, signori, era tutt’altra storia. Siamo solo agli albori di un progetto triennale, ma la mano fatata dell’ex tecnico, tra le altre di Juventus, Chelsea ed Inter, è già visibile ad occhio nudo.
I tifosi partenopei gongolano, Antonio Conte is back.