Incapaci di attribuire al tempo il giusto valore, di comprendere la costante insorgenza della morte. Lamentosi e infelici su letto di morte, per una vita trascorsa a loro dire, troppo velocemente. Ingiuriano e si dimenano contro una Natura crudele, pieni di avidità forse solo sulla soglia della fine.
In vita furono sempre affannati, occupati da mille ambizioni, schiavi delle loro voluttà, dei giudizi altrui. Si premurarono di piacere sempre e solo agli altri, trascurando se stessi e i momenti che dovevano sapersi concedere. Spreconi e non prodighi, inoperosi e intrepidi hanno lasciato che gli altri saccheggiassero l’unico tesoro che ciascuno possiede: il Tempo.
Intenti ad adulare, illudere e prestar servigi. Desiderosi in un tardo istante di quella quiete ambita dalle sole parole e mai sorretta dalle azioni. Mossi da ambizioni immature, tramutate in malanni pubblici e privati.
Consapevoli di questa verità molti si lasciarono ugualmente guidare dalle passioni fino agli ultimi giorni. Corsero senza sosta alcuna dimenticandosi di vivere. E se a vivere bisogna imparare nel corso di tutta la vita è in tutta l’esistenza che bisogna imparare a morire. Immersi nelle faccende future, annoiati dal presente desiderano e temono, ciò che ancora non è.
Nessuno restituirà loro gli anni, né una nuova vita. Tutto sarà già andato e la morte troverà poi la porta aperta e non ci sarà obiezione o uso di forza che potrà scacciarla.
Consumano il loro tempo ad organizzare la propria vita, vivendo se non per il futuro, giungendo impreparati e infelici al giungere della vecchiaia. Forse più che per il futuro ciascuno di loro dovrebbe rifarsi al passato. Parte sacra e inviolabile del tempo, lontana dalla fortuna, dalla miseria, dalla paura, da tutte le vicissitudini umane.
Fanno cosa giusta coloro i quali dedicano il proprio tempo alla saggezza, perché ciò che è consacrato alla sapienza non può andare in rovina. Il saggio è l’unico capace di godere a pieno del suo tempo.
La sua vita è molto più estesa e non soggetta a limiti come accade per altri: egli è l’unico sciolto dalle leggi dell’umanità e tutti i secoli gli obbediscono come a un dio.
Inquietudine e preoccupazione affollano invece, le vite di coloro che raggiunsero grandezza e potenza. Ma li tormentò il terrore della caduta e della disfatta, tormentati da ansia e tormenti.
“Staccati dunque dal volgo, Paolino carissimo, e, dopo tante traversie non proporzionate ai tuoi anni, ritirati finalmente in un porto più tranquillo … prenditi dunque un po’di tempo anche per te.”
È questo l’invito che Lucio Anneo Seneca rivolge in chiusura del suo “dialogo” a Paolino alto funzionario imperiale.
Per il filosofo e politico romano la vita non è breve come sostiene la maggior parte degli uomini ma è da essi solo sprecata. Illusi di poter vivere in eterno, sciupano il dono più grande che la natura ha loro concesso: il Tempo.