«La nostra in Cina è stata una battaglia difficile, soprattutto agli inizi dell’epidemia di coronavirus. Abbiamo anche commesso degli errori, come era inevitabile. Aiuteremo i colleghi italiani a evitarli» racconta il professor Liang Zongan, responsabile di medicina intensiva polmonare dell’Ospedale universitario di Sichuan.
È stato in prima linea a Wuhan quando il contagio del coronavirus sembrava inarrestabile e ora che la Cina conta ogni giorno pochissimi nuovi infetti, può dire che il peggio è passato. L’altra sera il professor Liang Zongan è arrivato a Roma, insieme ad altri otto esperti, portando un carico di aiuti per l’Italia. Ha spiegato il capo delegazione, il vicepresidente della Croce rossa cinese, Yang Huichuan: «Abbiamo consegnato 31 tonnellate di materiale», tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni medicinali antivirus e campioni di plasma di pazienti guariti. Hanno accolto la delegazione cinese il presidente della Cri Francesco Rocca («In 24-36 ore si sono raddoppiati i mezzi a disposizione delle regioni grazie al carico di aiuto ricevuto dalla consorella della Croce rossa in Cina»), il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio («Essere un paese ricevente aiuti è per noi una sensazione strana ma è bello che siano stati i cinesi i primi a mettersi a disposizione») e l’ambasciatore Li Junhua («Non abbiamo mai dimenticato l’aiuto ricevuto dall’Italia nei tempi passati e anche recentemente e vogliamo ricambiare»). Oggi la squadra di esperti cinesi sarà allo Spallanzani, a confrontarsi con i colleghi italiani che, tra l’altro, hanno curato e guarito i due turisti di Wuhan. Poi, nei dieci giorni successivi andranno anche a Padova, Milano e Bergamo.
Professor Liang Zongan, qual è l’obiettivo della vostra missione in Italia?
«Innanzi tutto siamo venuti qua per condividere le nostre esperienze, abbiamo lavorato a lungo a Wuhan, nella provincia di Hubei. Abbiamo lavorato tutto questo tempo per accumulare esperienze cliniche di prima mano. Tra queste, alcune hanno dato ottimi risultati, altre si sono rivelate degli errori. Per questo siamo qui per condividere le nostre conoscenze con i colleghi italiani perché non commettano i nostri stessi errori e possano invece utilizzare velocemente quelle che si sono rivelate mosse positive».
Avete portato dei medicinali che hanno dato buoni risultati nella terapia dei malati di Covid-19?
«Esatto, abbiamo consegnato alcuni farmaci che servono per creare il mono anticorpo. Il secondo contributo riassume le nostre esperienze di terapie, che abbiamo aggiornato alla settima edizione, l’ultima disponibile. Questo protocollo prevede sì delle terapie, ma anche azioni di controllo e prevenzione della diffusione. Infine, abbiamo portato anche alcuni farmaci della medicina tradizionale cinese, che hanno dato buoni riscontri sui pazienti nella prima fase, con pochi e lievi sintomi».
Quanto è stato difficile il vostro lavoro a Wuhan all’inizio dell’epidemia? Sono passati i giorni peggiori per la Cina?
«I primi giorni a Wuhan sono stati molto difficili a causa della crescita rapidissima del numero dei pazienti, con un boom di casi di quel tipo non c’erano risorse sufficienti per rispondere a tutte le richieste di assistenza. Oggi posso però dire che la situazione si è stabilizzata».
Ci sarà un vaccino in tempi rapidi che ci consentirà di sconfiggere il coronavirus?
«Ancora siamo nella fase della ricerca clinica, possiamo accelerarla, ma per adesso non ci sono certezze».
Fonte: https://www.ilmattino.it/