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Durante la degustazione una delle parti più affascinanti è la chiacchiera che si crea nell’annusare all’interno del calice la prima, la seconda, la terza volta e così via..

I sentori riscontrabili non si limitano solo a quelli che generalmente classifichiamo come floreali o fruttati, ma in alcuni vini il discorso è molto più ampio e può capitare di percepire strane note che potrebbero anche essere no del tutto piacevoli.

Chiaramente non parlo di “puzze” legate ai difetti sensoriali per la scarsa professionalità in cantina dei processi fermentativi, o scarsa igiene all’atto dei serbatoi o travasi, ma di quegli odori che si creano con il legame di una molecola ad un’altra durante la trasformazione da mosto a vino, o di alcune molecole che sono proprio tipiche di un determinato tipo di vitigno.

Essendo io un’innamorata della parte nord-est della Francia , ai confini con Germania, no posso non citare, come primo su tutti, il sentore di cherosene dei vini nati sulle rive della Mosella o dall’affascinante Alsazia. Gewurztraminer, Muller-Thurgau e in maniera esponenziale Riesling, se vinificati e affinati nel modo più corretto, possono presentare anche dopo 15 anni un bouquet aromatico da vero elogio, con la presenza facilmente riconoscibile dell’odore del simil cherosene, nota derivante dall’idrolisi dei carotenoidi che da origine ad una nuova sostanza chiamato TDN, che in bottiglia aumenta sempre di più nel corso degli anni.

C’è poi una molecola che sembra quasi una password di un vecchio router, il ” 4-metil-4mercaptopentan-2-one ” (l’avevo già detto fosse particolare) che definisce il sentore delle foglie di bosso e che volgarmente, tanto il suo odore risulti forte, viene associato alla pipì di gatto! I vini che ne sono caratterizzati sono essenzialmente quelli prodotti da uve di Sauvignon blanc, pungente e di carattere, prodotto in tutto il mondo, dalla Valle della Loira dove pare abbi i natali, alla Nuova Zelanda, alla sognata California.

E volendo restare un altro pò in Francia, come non poter citare l’odore “fragoloso” di Big Bubble, quella seducente fragranza di frutti rossi del vitigno Gamay, che in questo caso non proviene da un’unica molecola odorosa ma da una combinazione di fattori ed elementi mescolati tra loro. La cote beaujolaise, una delle regioni transalpine più grandi, ci da la possibilità di conoscere e degustare al meglio vini che qualcuno affrancherebbe al solo mondo delle donne, date le suddette caratteristiche, con un non trascurabile rapporto qualità-prezzo!

Sentori che insomma possono dar piacere tanto o meno al degustatore e che, anche se di forte impatto,sono peculiarità di un territorio e un vitigno, meritevoli di rispetto.

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