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Azienda Agricola Monte di Grazia

Nel cuore del “polmone verde” della Costiera Amalfitana immersa nei Monti Lattari, precisamente a Tramonti, c’è una bellissima realtà enoica trentennale guidata dalla famiglia Arpino, l’Azienda Agricola Monte di Grazia, che con i suoi 2,7 ha vitati a piede franco fa vini davvero interessanti.

Le vitisi si sviluppano maestose econ intrecci infiniti di rami e un apparato radicale che arriva anche oltre i 20-30 metri di profondità.

Alfonso, sua moglie Anna e i loro figli Olivia e Fortunato allevano le viti in regime biologico in modalità mista su microaree differenti dove si alternano principalmente tre varietà di uve: Tintore, Piedirosso e Bianca Tenera, ma anche Ginestra e Moscio, tutte tipiche del territorio di Tramonti.

La vicinanza con il Vesuvio fa sì che si alternino terreni sciolti a terreni ricchi di pomice.

Olivia e la vigna di Monte di Grazia (“raggiera atipica, secondo il metodo etrusco-romano”

Si usano lacci di salice per legare le viti e pali di castagno per evitare che scivolino giù a causa delle forti pendenze del terreno.

D’estate affinché il tarlo del legno non intacchi la pianta, si mettono come esca ai piedi dei pali dei rametti, scarto della potatura, i “salmient” e si fa una potatura cosiddetta “a lungo” ovvero si sceglie un ramo, lo si segue tutto verso il basso fino alla sua fine dove lo si pota, pochissimo. Se poi durante gli anni è necessario impiantare una nuova vite tra quelle esistenti, la si fa crescere dal ramo di una vite già esistente (propaggine o calatoia).

Impianto viti Monte di Grazia: si possono notare le forti pendenze, gli spazi ridotti tra le piante, le viti robuste la cui struttura è sostenuta dai pali di castagno. Si notano inoltre i lacci di salice e, appoggiati ai pali, i sarmenti e Olivia che racconta della propaggine/calatoia.

In genere i due rossi vengono vendemmiati verso fine ottobre inizio novembre e la fermentazione spontanea su lieviti indigeni avviene in acciaio, all’aperto e in assenza di temperatura controllata. Affinano prevalentemente in acciaio, anche se qualche annata fa dei passaggi in botti di legno di castagno da 500 litri.

MELOGNA Campania IGT (“a melogn” in dialetto è il tasso) da uve Piedirosso (50%) e Tintore (40%) più Moscio, Olivella e Sciascinoso (10%), macera qualche giorno sulle bucce. Notevole acidità, rosso rubino vivace alla vista, frutta rossa e spezie al naso, fresco e verticale al gusto.

Monte di Grazia Rosso Campania IGT da uve Tintore (90%) e Piedirosso (10%), 36 mesi di affinamento in acciaio e 12 mesi in bottiglia. Profondo rosso rubino, quasi impenetrabile, al naso aromi di frutta a polpa rossa (prugna, frutti di bosco) e spezie (pepe nero), sorso caldo, abbastanza tannico e persistente.

I due bianchi di Monte di Grazia vengono invece vendemmiati ad inizio ottobre e la fermentazione spontanea su lieviti indigeni avviene all’interno della cantina, in acciaio, senza il controllo della temperatura.

SPURTIGLIONE Campania IGT (“o spurtiglion” in dialetto è il pipistrello) da uve Ginestra e Pepella. Produzione iniziata nel 2016 dove il vino esce un pochetto scomposto, caratteristica che, ammettono Alfonso e Fortunato, deriva dalle loro due diverse mani produttive, ma che oggi sembra aver trovato l’equilibrio giusto. Sapidità, persistenza, e rimandi di gelsomino e di balsamico al naso

Monte di Grazia Bianco Campania IGT da uve Pepella (20%), Bianca Tenera (40%) e Ginestra (40%), non fa macerazione sulle bucce e affina in acciaio per circa 6 mesi. Gli aromi sono di frutta e fiori e in bocca è acido con una percezione di leggera mineralità.

Si chiude con Monte di Grazia Rosato Campania IGT da uve Tintore (90%) e Moscio (10%). Vendemmia intorno alla terza settimana di ottobre, in cantina si tolgono i raspi e si pigia. La Vinificazione è in bianco, senza macerazione e la fermentazione spontanea avviene in acciaio con lieviti indigeni. Affina per circa 6 mesi in acciaio. Il colore scaricato dal Tintore è carico, al naso c’è la ciliegia, la fragola e le erbe aromatiche e in bocca è fresco, abbastanza sapido e leggermente minerale.

“Il vino non è uno standard, varia a seconda delle annate, del clima. Il concetto è sempre lo stesso: fare agricoltura e trasformazione, senza aggiunte, anche quando l’annata non è delle migliori. Il legislatore è la natura! Il vino è un cibo! L’acino è una cantina in miniatura!” [Alfonso Arpino]

Cheers

Fonte foto: Brigida Mannara

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