Parte 1
Quando ho capito che “Aglianicone” non è un accrescitivo di Aglianico, mi sono fatta una grossa e bellissima risata.
Però se proprio vogliamo trovare una briciola di verità in quella inconsapevolezza, possiamo attribuirla al fatto che in qualche modo l’aglianico centri qualcosa nella storia dell’Aglianicone, quest’ultimo potrebbe infatti essere il padre naturale del più conosciuto Aglianico.
L’appartenenza alla Campania, più precisamente al Cilento, è una caratteristica fondamentale di quest’uva. Anche se alcune notizie parlerebbero di terre di Campania e di Basilicata, è nella meravigliosa terra del Vallo di Diano, nel Cilento, che si concentra prevalentemente tutta la storia dell’Aglianicone, ed è sempre qui che quest’uva sta subendo un processo di rinascita.
L’area territoriale del Cilento si sviluppa nell’entroterra meridionale di una Campania ricca di storia, una è quella dei Greci. I Greci costruirono città come ad esempio Paestum che era un vero e proprio snodo commerciale, territorio di allevamento di viti e di accumulo varietale di quest’ultime (chissà che non ci sia qualche altro vitigno rimasto in sordina).
Abbandonato nel tempo, l’Aglianicone oggi trova una svolta. Sono 9 attualmente (ma in aumento) le aziende che si sono messe a recuperarlo, tutte riunite in un’associazione: “Terre dell’Aglianicone”. Grazie a questa unione sono riusciti ad inserire l’Aglianicone nella base ampelografica della Denominazione di Origine Controllata “Castel San Lorenzo”. Grazie alla collaborazione con l’Università di Napoli “Federico II” e con l’Università della Basilicata, il progetto di ricerca sull’Aglianicone dà i suoi primi frutti.
Ed è proprio alla scoperta di questo vino che sono andata nei giorni scorsi. Una bellissima giornata organizzata da un team bello carico: Nello Gatti (Wine Professional e Co-founder del gruppo “Autoctono Campano”), Federico Mazza (Esploratore gastronomico, blogger e marketer), Il vino all’ignorante (Wine Influencer) e Ciro Macellaro (proprietario di “Tenuta Macellaro” e presidente di “Terre dell’Aglianicone”), per non parlare della unita partecipazione di vari comunicatori del vino proveniente da tutta Italia ma anche dall’estero. Insieme si è creata un’atmosfera davvero piacevole ed interessante con vari spunti confrontativi e scambi d’esperienze.
Superata la prima fase di incontro e partenza, arriviamo ad Aquara (SA) al centro tra Castelcivita e Castel San Lorenzo.
È Tenuta Mainardi della famiglia Serra (la conduzione è affidata ai fratelli Serra, Marco, luca e Giuseppe) che ci accoglie, una splendida azienda agricola che ha come produzione principale olio e vino, ma che attualmente non è ancora uscita sul mercato con l’Aglianicone (la prima produzione uscirà nel 2022).
L’ambiente pulito, l’aria leggera, la vista sulle vigne, tutto dà la percezione che l’inizio di quest’avventura sia davvero buono.
Come buono, anzi ottimo è stato il pranzo. Chef Rocchina, mamma dei fratelli Serra è pronta, dinamica e all’opera dietro ai fornelli: fiori di zucca in pastella, patata di montagna di Castelcivita con formaggio di pecora e salsiccia, zucchine alla griglia con formaggio di pecora detta “a coda piatta” in quanto durante l’arco della sua vita incamera la maggior parte del colesterolo nella coda, lasciando così un formaggio più leggero e delicato, per non parlare delle polpette della nonna, dei cavati cilentani al pomodoro e dell’immancabile zeppola finale. Tutto davvero squisito.
Ma passiamo al vino.
No, non è ancora il momento dell’Aglianicone.
È pur sempre estate, ci sono tipo 40 °C all’ombra (gradi percepiti 3579!) quindi si va di bianco.
PHASISminore Fiano Paestum IGP – Vendemmia 2019 “Tenute del Fasanella”
Vino biologico 100% Fiano, raccolto manualmente, vinificato in bianco senza aggiunta di solforosa, La fermentazione avviene a temperatura controllata per circa 15 giorni. La maturazione avviene in acciaio per circa 5 mesi sulle fecce fini, filtrato e imbottigliato affina per circa 1 mese in bottiglia.
I filari si sviluppano nella località Visciglina a circa 300 m.s.l.m. con esposizione a nord-est, su un suolo argilloso calcareo, subalcalino, ricco di scheletro calcio-magnesiaco.
Figlio minore del loro PHASIS (nella mitologia greca sta ad indicare una divinità fluviale) che invece riceve una macerazione e una maturazione più lunghe, il PHASISminore 2019 è un vino davvero piacevole, interessante, con un’acidità già bella rispondente e spinta. Gli aromi sono quelli dei frutti a polpa gialla, la pesca gialla o nettarina, l’albicocca, la nespola, di fiori, il giglio, la ginestra, ma anche leggere note di erbe da macchia mediterranea, salvia, timo, rosmarino; il tutto riconoscibile anche in bocca, dove questa bellissima acidità già menzionata, non fa stancare la bevuta e la sapidità da una spinta in più.
RIPAUDO Colli di Salerno IGP Bianco – Vendemmia 2018 “Tenuta Macellaro”
13,5%Vol gradi di blend 70% Fiano 30% Falanghina che rappresentano un giusto compromesso di taglio per il mio adorato Fiano. Fermentazione in acciaio a temperatura controllata, maturazione in acciaio per sei mesi e affinamento in vetro per otto mesi. Timidezza, nella sua accezione più elevata, potrebbe essere la parola chiave per definirlo. Si perché entra in contatto col bevitore senza invaderne i sensi, anzi quasi li rilassa, li tranquillizza. Forse in questo caso qualche anno in più gli sarebbe bastato per uscire fuori dal guscio con più “cattiveria” ma io, personalmente, l’ho trovato, già adesso molto piacevole da bere. Qui il frutto che si percepisce al naso è leggermente meno colorato del precedente, la pesca è una pesca tabacchiera, c’è la pera, la mela, i fiori sono il glicine, il gelsomino, e anche le erbe sono più delicate. In bocca entra timido, si fa spazio con delicatezza ma raggiunge ogni anfratto e si sistema comodo a farsi assaporare con calma. Freschezza, sapidità, morbidezza, sono le percezioni gustative che si mescolano tra loro educatamente lasciando al palato un bellissimo equilibrio.
IDA Bianco Colli di Salerno IGP Vino Bianco – Vendemmia 2020 “Aziende Agricole Lenza”
Un neonato di quest’azienda. Qui il blend è di Falanghina e Greco rispettivamente al 70% e al 30% provenienti dai vigneti di Tenuta Valentinia a 15/20 m.s.l.m. con orientamento est-ovest. Vendemmia manuale effettuata ad agosto 2020, diraspatura, separazione del mosto fiore con leggerissima pressione, fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata, rimontaggi e delestage nell’evoluzione fermentativa, seguiti da affinamento sulle fecce fini per sei mesi. Imbottigliato ad Aprile 2021 e bevuto a Luglio 2021. Il vigneto si trova nel salernitano precisamente a Pontecagnano Faiano (Salerno) e i filari hanno orientamento Est-Ovest. Ci troviamo nella pianura di Paestum, ai piedi dei monti Picentini, a cavallo tra la Costiera Amalfitana e il Cilento, e qui il suolo è limoso fine, debolmente alcalino, calcio-magnesio, ferritico, manganitico.
Vino sicuramente più fruttato degli altri in degustazione, mela cotogna, frutta candita, agrumi e leggere note di frutta tropicale. In bocca è equilibrato e sicuramente si percepisce una bella acidità, ma credo di doverlo provare ancora tar qualche tempo per capirlo meglio.
Fin ora nessun Aglianicone, ma la giornata è appena iniziata.
Nel prossimo articolo la novità enologica del bellissimo Cilento: la degustazione dell’Aglianicone!
Immagine di copertina: Team al completo per il primo Press Tour sull’Aglianicone.