Inter batte Milan 3-0.
Passivo pesante, molto pesante e a dir la verità ingiusto per quel che effettivamente ha palesato il rettangolo verde ma come si suol dire in tali casi, “chi vince festeggia, chi perde si giustifica”.
L’Inter di Antonio Conte dà una spallata importante e forse decisiva per la lotta e la conseguente conquista del tricolore. Derby intenso, intriso di carica emozionale e spunti tecnico tattici di un certo peso specifico. Ma prima di entrare nel merito ed analizzare minuziosamente il match, occorre fornire una premessa tesa a fotografare al meglio la condizione psico-fisica della due compagini, sfidatesi per l’onore, per il prestigio, per un primato cittadino ancor prima che di quello in campionato. Il risultato finale è ormai noto a tutti.
Il Milan di scena a San Siro, nella partita (forse) più importante della stagione è stato un Milan appannato, stanco, molle e privo di velocità, guizzi e cattiveria agonistica. Di contro la squadra peggiore da affrontare in questo preciso momento storico, l’Inter di Antonio Conte. Macchina quasi perfetta quella nerazzurra, frutto della solidità e di una mentalità inculcata dal tecnico salentino che, giornata dopo giornata, sta producendo i frutti sperati.
E’ certamente e storicamente risaputo che il derby sia una partita a se, uno scontro che non vede favoriti o sfavoriti, ma in tutta onestà il quadro che raffigura le due realtà in questione (Milan ed Inter), al momento, è molto diverso e che può così essere riassunto:
Milan in caduta libera, Inter in ascesa e sempre più prima.
0-3 il risultato finale, come citato in apertura.
Risultato finale frutto però di differenti componenti. Da un lato è innegabile che la banda di Pioli sia in un momento no e stia pagando (a caro prezzo) una condizione fisica non ottimale. Relativa solo a questa partita? Assolutamente no. Segnali che andavano in tale direzione avevano portato il Milan alla deludente prestazione al Picco di La Spezia, dove i bianconeri di Vincenzo Italiano, due settimane fa, annientarono Ibra & compagni. Quello che allora fece scalpore, non fu tanto il risultato finale (2-0), quanto la prestazione fornita dai rossoneri, scialba, sottotono, incolore.
Prestazione ripetuta dopo pochi giorni a Belgrado contro la Stella Rossa di Dejan Stankovic, 2-2 nell’andata dei sedicesimi di finale di Europa League, contro una squadra letteralmente e nettamente inferiore (sulla carta) da un punto di vista tecnico-tattico.
E se la matematica non è un’opinione, 2+2 = 4.
Non deve meravigliare infatti l’approccio al match da parte dei rossoneri. Squadra impaurita, complici certamente le scorie delle ultime settimane. Vero è che una parziale giustificazione per Pioli e i suoi ragazzi c’è ed è tangibile: i tanti, troppi infortuni che sin dall’inizio della stagione hanno invaso, tartassato e mai abbandonato Milanello. Calciatori spremuti all’osso, assenze prolungate anche e soprattutto di giocatori chiave, pensiamo ai ripetuti problemi fisici di Kjaer, pilastro della difesa rossonera. Pensiamo alla stagione stregata, maledetta nella quale è incorso Ismael Bennacer, arrivato a Milano due stagioni fa dall’Empoli per 16 milioni di euro e rivelatosi immediatamente in grado di assumere le redini del centrocampo rossonero. La lista è lunga, anzi lunghissima. Su tutti Sandro Tonali, Ante Rebic, Hakan Calhanoglu, Zlatan Ibrahimovic, solo per citarne alcuni. Convivere domenica dopo domenica con tante defezioni, porta inevitabilmente ad utilizzare altri uomini non di pari livello tecnico, chiamati agli straordinari. Parallelamente il lavoro, la missione dello staff rossonero è stato ed è tutt’ora quella di fare il possibile, per recuperare la condizione fisica di perni imprescindibili, a lungo ai box.
A ciò vanno aggiunte due riflessioni. In primis, il quesito lecito, che i più si pongono è il seguente:
Ma qual è la vera dimensione del Milan?
Che i tifosi abbiano assaporato l’idea di un tricolore, agognato, bramato da dieci anni a questa parte è evidente. Questo momento particolare nella stagione rossonera, non deve assolutamente minare le certezze acquisite, createsi negli scorsi mesi. Proprio così, perchè dal post lockdown, il Milan ha dimostrato tanto e, a dirla tutta, giocare per oltre un anno, dopo più di 50 partite nelle gambe, ad un livello altissimo, non è assolutamente facile. Comprensibile, chiaro, evidente, palese che vi sia quindi un calo fisiologico, nella testa, nel fisico e dunque nelle prestazioni della squadra.
Ed anche domenica l’approccio al match è stato negativo. Tempo cinque minuti e l’Inter si era portata già in vantaggio, grazie al preciso colpo di testa di Lautaro Martinèz (MVP), su perfetto cross dalla trequarti, di un devastante Romelu Lukaku. Il Milan è uscito alla distanza con qualche azione degna di nota, ma poco, troppo poco per impensierire gli eterni rivali. Sussulto, moto d’orgoglio l’inizio della ripresa, dove effettivamente i rossoneri meritavano il pari. Superlativo Samir Handanovic, autore di tre autentici miracoli, tre autentici prodigi. Due volte su Ibra ed una sul sinistro sotto l’incrocio di Sandro Tonali, smanacciato in corner con un gran riflesso dal portiere sloveno.
E poco dopo… ecco l’ennesimo schiaffone.
Ripartenza fulminante orchestrata dal tandem Eriksen (schierato da titolare in luogo di Arturo Vidal ) e Ivan Perisic preferito ad Ashley Young e 0-2 nerazzurro, griffato ancora da Lautaro Martinèz. Chiude i conti uno spaziale Lukaku, dopo una cavalcata, ancora in contropiede, di 40 m, sinistro chirurgico all’angolino e 3-0 Inter.
I nerazzurri consolidano la leadership in campionato, rinsaldando la prima posizione, la classifica è inequivocabile e recita: INTER 53, MILAN (secondo) a quota 49.
E’ pur vero che la differenza tecnica tra le due compagini è evidente. L’Inter, sin dal principio, per rosa, qualità e uomini chiave, è sempre stata considerata dagli addetti ai lavori, la candidata alla vittoria finale. Il tutto ampiamente giustificato. Tanti i campioni di cui può beneficiare il club nerazzurro. Grandi meriti ad Antonio Conte, fautore di una gestione esemplare, anche e soprattutto in un momento non facile, circa la gestione societaria del club. Bravo ad isolare i suoi uomini, e bravi questi ultimi ad affidarsi nelle sapienti mani dell’ex tra le altre di Juventus e Chelsea.
Quali i punti di forza nel 3-5-2 Contiano?
Certamente una fase difensiva granitica, solida. Gli attori protagonisti? Milan Skriniar, Stefan De Vrij e Alessandro Bastoni. Mix di esperienza, gioventù (come nel caso del numeo 95) e centimetri.
Le certezze? Sono ormai tante. Da un’inesauribile Nicolò Barella, ad un vero e proprio organizzatore di gioco come Marcelo Brozovic, transitando poi per l’intensità e la freschezza atletica di Hakimi sull’out di destra.
E se poi, è anche possibile godere delle sontuose prestazioni della LU-LA, eh bhe… ALEA IACTA EST, il drado è tratto.
Coppia da sogno quella nerazzurra: 17 i goal messi a referto da Romelu Lukaku, 13 quelli del “Toro” argentino, in 23 giornate di campionato.
Un’ Inter che punta dritta a quella parola che ad Appiano e dintorni non è lecito pronunciare, per scaramanzia sia chiaro. Ma è innegabile che i nerazzurri siano la squadra da battere per quest’annata sportiva.
Un Milan che deve invece assolutamente ricompattarsi e ritrovare la migliore condizione psico-fisica. Domenica i rossoneri saranno di scena all’Olimpico, contro la Roma di Paulo Fonsèca, in un match che molto dirà sulla corsa Champions delle due compagini. Le avversarie spingono sull’acceleratore e fallire anche e solo il quarto posto, per gli uomini di Pioli, sarebbe beffardo, nonchè ingeneroso.
A San Siro, cantano Lukaku e l’Inter…
A Sanremo Zlatan Ibrahimovìc.
Autore: MIGUEL MEDINA | Ringraziamenti: AFP via Getty Images