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“È una creatura che ho nutrito con il sangue del mio cuore, come il pellicano. C’è in questa opera tanto della mia vita interiore, della mia anima, dei miei sentimenti e dei miei pensieri”.

Capolavoro di Johann Wolfgang Goethe scritto in poche settimane nel 1774 all’ età di 25 anni.

Werther è un giovane di famiglia agiata e di notevole cultura che decide di ritirarsi i campagna per dedicarsi all’ opzione letterario e a delle faccende di famiglia.

Durante un ricevimento incontra Carlotta, una fanciulla della quale si innamora, e già promessa sposa di Alberto, che vive temporaneamente fuori.

Al suo ritorno Werther capisce che il suo è un amore impossibile, l’ unico sentimento che potrà legarlo a quella fanciulla è solo l’ amicizia.

Werther torna in città e incomincia a lavorare presso l’ ambasciata, professione che si rivelerà per il giovane davvero deludente. Sarà in questo contesto che egli constaterà l’ ipocrisia e la disonestà della classe agiata.

Decide di lasciare quel lavoro, di ritornare da Carlotta, ma nemmeno questa sembra essere la soluzione.

Werther sceglie la strada più estrema, quella della liberazione assoluta, quella del suicidio.

“Del mio Werther era apparsa molto presto una traduzione italiana a Milano. In breve tempo non si trovò più un solo esemplare dell’ intera edizione. Il vescovo era intervenuto e aveva fatto acquistare tutte le copie dai parroci. Io non ne fui contrariato, anzi mi compiacqui dell’ acume di quel prelato, il quale aveva capito subito che il Werther era un libro dannoso per i cattolici e non potei fare a meno di elogiarlo per aver trovato, così su due piedi la soluzione più efficace per toglierlo di mezzo senza clamore”.

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