Ricordate i silenzi eterni di Adriano Celentano Fantastico? La parodia dei Promessi sposi del trio Lopez-Marchesini-Solenghi? Il Sanremo con Pippo Baudo e la protesta degli operai che minacciano di bloccare l’Ariston? Dietro queste e moltissime altre vicende c’è un dirigente Rai straordinario scopritore di talenti, creatore di programmi indimenticabili che hanno fatto la storia della televisione italiana.
In queste pagine Mario Maffucci si racconta per la prima volta, restituendoci non solo la storia sorprendente cucita nel tessuto di una vita piena di incontri eccezionali e colpi di scena, ma anche la fotografia di chi siamo stati, di un’Italia in quel tornante denso di eventi e stravolgimenti tra la Prima e la Seconda Repubblica. Lo fa in forma d’intervista, accompagnato da un fuoriclasse del genere, Andrea Scarpa, che declina in conversazione l’arte del racconto e della narrazione, costruendo un libro trascinante che si legge tutto d’un fiato.
Romano, classe 1939, Maffucci ha lavorato in Rai dal 1968 ai primi anni 2000, inizialmente come giornalista e in seguito come autore e dirigente. Ha attraversato in prima persona l’entrata in scena di Berlusconi e la nascita delle tv private, la seduzione dei talenti del servizio pubblico seguita poi da montagne di soldi a chiudere la partita, le reazioni nelle segrete stanze di Viale Mazzini e dei palazzi del potere, che ha vissuto sul campo, incrociando una classe politica così diversa da quella di oggi eppure allo stesso modo ossessionata e famelica rispetto alla Rai.
Una storia ficcante e irresistibile, piena di rivelazioni inedite, con il racconto di quel fuoriscena del potere. Un libro che fotografa un’Italia che non esiste più ma che ci portiamo dentro. Una testimonianza che ci aiuta a leggere il destino del servizio pubblico, a cui Maffucci dedica pagine conclusive di grande forza e visione.
Andrea Scarpa (Caserta, 1965), giornalista, lavora dal 1987 nella carta stampata (tra cui Il Tempo, L’Informazione, Gente) occupandosi di spettacoli e attualità. Nel 2002 è stato fra gli ideatori dell’edizione italiana di Vanity Fair, per il quale ha lavorato fino al 2013. Ha scritto migliaia di interviste ai più grandi protagonisti dello spettacolo italiano e internazionale, e più di un centinaio di reportage da tutto il mondo (tra cui Afghanistan, Haiti, Tibet). Nel 2015 è autore del progetto per il web iMilanesi Siamo noi, premiato dalla facoltà di Lettere dell’università di Bologna come miglior sito di storytelling digitale dell’anno. A Milano dal 1997, torna a Roma nel 2017 come caporedattore Macro, cultura e spettacoli del quotidiano Il Messaggero, per il quale ogni domenica firma la rubrica di interviste Lo Specchio.
Mario Maffucci (Roma, 1939), dal 1968 al 2000 ha lavorato in Rai prima come giornalista, conducendo programmi di impegno divulgativo e sociale, tra i quali il pionieristico Droga, che fare (con Piero Badaloni), poi come autore e dirigente. Nel corso degli anni ha ideato, gestito e diretto le principali produzioni di spettacolo e intrattenimento della Rai, praticamente tutte quelle che hanno letteralmente cambiato il volto del panorama televisivo, e non solo, del nostro Paese (tra cui Fantastico, il Festival di Sanremo, Pavarotti & Friends, l’incontro a Bologna di Giovanni Paolo II con 400.000 giovani e le performance sul palco di Bob Dylan, Adriano Celentano, Andrea Bocelli, Lucio Dalla, i grandi concerti dei Pink Floyd, di Madonna, di Prince).