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In una recente intervista al Corriere della Sera il grande direttore d’orchestra Riccardo Muti ha affermato, forse tra il serio e il faceto, di non conoscere Andrea Bocelli quale tenore, anche se nella sua recente vacanza in Romagna ha affermato che Con te partirò, cantata appunto dal grande interprete, ha imperversato un po’ ovunque. La querelle è sorta, poi, proprio a pochi giorni dalle grandi celebrazioni per i 30 anni di carriera di Bocelli. Bella però, e a sorpresa, la grande apertura di Muti per quanto riguarda la fruizione della musica: l’intenditore non esiste, non è categoria applicabile in maniera solo tecnica, fermo restando le precipue preparazioni e competenze di musicisti, artisti, critici, intenditori. Alla fine, e in maniera univoca, ognuno deve porsi in maniera “virginale” di fronte alla musica, che può suscitare in ciascuno vari approcci, varie conoscenze, profonde emozioni, sensazioni uniche, stati di felicità, di commozione, momenti di riflessione, tutti ugualmente intensi e autentici, la figura dell’addetto alla musica nel senso esclusivo ed escludente del termine non vi è. Molto profonda e da ammirare questa sua posizione in merito alla possibilità di tutti di fruire della musica, per certi versi ricorda proprio il momento in cui è nata la musica pop. Siamo intorno agli anni ‘60, molto aiutata anche dai mass media, dallo sviluppo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, poi digitali, si realizzò questa fase di ascolto della musica che si differenziò come musica popolare, diversa da quella colta, e avendo anche una struttura musicale semplice, strofica e spesso priva di cambi di tempo di variazioni dinamiche, caratterizzata dall’utilizzo di scale pentatoniche. L’industrializzazione avanzava ed anche il benessere economico, così un po’ tutti ebbero a disposizione delle apparecchiature per ascoltare la musica, chi non ricorda il famoso mangiadischi, una vera e propria rivoluzione, con qualche batteria da inserire all’interno ci si portava dietro un vero e proprio riproduttore di musica. Inserendo il disco all’interno di questo strumento era come avere per certi versi una sala di registrazione o un’intera orchestra sempre sotto il braccio, sempre nella borsa, l’inventiva italiana e il genio del designer Mario Bellini ne fecero, poi, un oggetto davvero cult. Muti ha però voluto chiarire, sempre con la sua eleganza ma anche, da buon napoletano, con il suo parlare apertis verbis, che una cosa è la musica classica e altra quella suonata dal pianista Giovanni Allevi. Ha parlato di grande rispetto per il pianista, compositore e direttore d’orchestra, ma ha precisato che si tratta di canzoni e di musica che afferiscono al repertorio pop, e che quello del musicista di musica classica è mestiere ben diverso. Non di rado, sia Bocelli che Allevi sono stati presi di mira dall’establishment della musica, soprattutto di quella classica, proprio perché propongono un genere che assomiglia a quello della musica classica ma che, a detta di alcuni, fa pensare agli ascoltatori di ogni giorno, senza un’approfondita preparazione, che possa essere addirittura musica classica mentre, affermano gli esperti, non lo è. Va detto, di contro, che proprio perché organizzata sonoramente in maniera che può sembrare consimile a quella classica, ha il grande merito di essere ascoltabile facilmente da tutti, al di là di quella che possa essere la particolare strutturazione musicale, proprio perché orecchiabile e gradevole. Ma qual è il valore della musica? Qual è il limite fra musica non di qualità e quella di qualità? Le teorie si moltiplicano e le risposte si accavallano, si chiamano in gioco i concetti musicali di ritmo, di armonia, di melodia, di genere, ma la diatriba non si attenua, anzi assume connotazioni ancora più intense. Intima e arguta la riflessione pubblicata un po’ di anni fa sul giornale online Accordo, il gusto di fare musica, che tira in ballo le Confessioni di Agostino di Ippona, e le sue ponderazioni singolari sulle certezze del nostro presente che si richiamano al duraturo e all’illimitato: “Sulla certezza del tempo presente pare non vi siano dubbi, su quella del tempo passato e su quella del tempo futuro vengono poste altre domande”.

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