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Tra il mese di settembre del 1940 e il luglio del 1941 caddero su Londra migliaia di tonnellate di bombe, incendiarie o ad alto potenziale, anche se il periodo più intenso dei bombardamenti fu quello tra il 7 settembre 1940 e  il 10 maggio del 1941, quando sventrarono la capitale circa 18.000 tonnellate di ordigni. Ma anche Liverpool fu pesantemente colpita, con il famoso Liverpool Blitz, e i raid aerei furono incessanti e devastanti,  l’ultimo dei quali vi fu il 10 gennaio 1942.  Proprio nell’aprile del ’41 la signora Louise French, mamma di George Harrison, era all’inizio della gravidanza ed amava ascoltare alla radio la musica indiana che, diceva, soprattutto in questo particolare periodo la rilassava molto. Ma nei pressi del n° 12 di Arnold Grove, a Liverpool, ove abitava la signora, arrivava a gironzolare  anche Ringo Starr, la cui casa non era poi molto lontano, in Admiral Grove, che restava già attratto da quella strana musica. All’apice della loro carriera i Beatles stavano registrando in Abbey Road il brano Norwegian wood,  era il 1965 e il signor Angadi, musicista indiano residente a Liverpool, sentì il telefono squillare, rispose e all’altra parte del cavo vi era Ringo Starr:  “Mr. Angadi, siamo in sala di registrazione, purtroppo una corda del nostro sitàr si è rotta, sappiamo che lei ne potrebbe avere una, proprio perché suona questo strumento, può portarcela in Abbey Road, le saremmo molto grati?”.  Il musicista partì con tutta la sua famiglia in auto e in poco tempo consegnò la corda. L’approccio dei quattro di Liverpool con la cultura indiana e con l’Induismo è stato policromo, ma anche asimmetrico, per certi versi inusitato. Colui che ne era maggiormente attratto e stato certamente George Harrison, rimaneva quasi estasiato quando ascoltava brani suonati con il sitàr, anche se l’incontro comune con questo mondo vi fu quando i Beatles girarono il film Help e, ovviamente, fu George ad esserne più colpito. Nel 1965 i fab four erano all’apice della popolarità, il tour negli Stati Uniti nel 1964 li aveva definitivamente consacrati alla ribalta di tutte le cronache quali mitiche icone pop, e giunsero anche in Italia esibendosi il 27 e il 28 giugno. Di lì a qualche anno, nel 1969, dalle pagine della rivista Times sarebbe fuoriuscita la celeberrima espressione “sesso, droga e rock’n’roll”, riferita in questo caso ai momenti sacri della controcultura che aveva appunto “i suoi sacramenti nel sesso, nella droga e nel rock”, ma è certo che i Beatles già incarnavano pienamente tale idiomatica definizione. A Roma alloggiarono presso l’Hotel Parco dei Principi, ove tennero anche alcune conferenze stampa, ma vissero anche in maniera piena quanto propinato dalla locuzione famosa, interpretandola in maniera scanzonata ma autentica. Nelle memorie del grande giornalista Gianni Minà si apprende che egli, con la sua Fiat 500 L, in ognuna delle notti romane dei quattro portava loro due “carichi” di quattro ragazze, stipandole nella piccola utilitaria, e raccogliendo per ciò devoto apprezzamento dei fruitori. Anche con le droghe i fab four furono paradigmatici, sperimentando ogni tipo di sostanza fino all’iniziazione alla marijuana, avvenuta nel 1964 per opera di Bob Dylan, una ampia pratica e conoscenza che culminò con l’arresto di Paul McCartney in Svezia, nell’agosto del 1972, che gli costò una multa di 1200 dollari. Ma fu solo l’epilogo, già nel 1967 Paul aveva usato una intera pagina del Times, pagandola profumatamente, per chiedere che cannabis e marijuana fossero depenalizzate, le cui piantine aveva coltivato a lungo nel proprio giardino in Scozia venendo anche multato dopo essere andato a giudizio. I fan si scatenarono, inviando da ogni parte del mondo semi per la particolare piantagione, e nel marzo del 1975 i coniugi McCartney ebbero di nuovo problemi con la giustizia fino alla tremenda esperienza del 16 gennaio del 1980, quando il baronetto venne arrestato in Giappone durante una tournee con il gruppo Wings, confrontandosi con la rigidissima normativa giapponese e scontando una decina di giorni di carcere, esperienza che lo turbò non poco. Il famoso brano Lucy in the sky with diamonds, risalente al 1967, ancora oggi fa discutere, proprio perché la band di Liverpool faceva uso di LSD, o dietilammide dell’acido lisergico, e le iniziali del titolo coinciderebbero con l’acronimo della sostanza allucinogena, con le dichiarazioni pubbliche, anche di Paul, di farne regolare uso. Ma, ovviamente, si cadrebbe in fallace errore se si riducesse il genio musicale e letterario dei Beatles ad influenze o conseguenze delle essenze lisergiche e non, l’innovazione, il cambiamento da loro introdotti afferivano al genio, alla sregolatezza, all’intuizione pura di idee che hanno cambiato la storia della musica e la storia. E’ certo che la ricerca, la sperimentazione, il cambiamento, sono peculiarità che i quattro hanno avuto e realizzato in maniera quasi mai raggiunta da  altri.  Forse per questo, o chissà per qual altro motivo, si ritrovarono, nel febbraio del 1968,  ai piedi dell’Himalaya, accolti in un ashram (un luogo di meditazione e di soggiorno isolato) da Maharishi Manesh, maestro di yoga, nella città di Rishikes, in India, bagnata dal sacro fiume Gange e considerata la capitale mondiale dello yoga. Avevano conosciuto il maestro nel Galles, durante un suo seminario e fu proprio George a convincerli ad intraprendere questo viaggio, forse più metaforico che fisico; forse vi andarono più per sperimentare che per suonare, più per curiosare che per scoprire, più per frugare che per trovare. Avevano avuto ed avevano tutto, gli era stato tributato  l’immaginabile ed anche ciò che non lo era, forse nessuno di loro era giunto in quel luogo con l’idea di sottoporre ad inchiesta, di verificare, ma un po’ tutti trovarono, rinvennero, conobbero, incontrarono, come mai erano riusciti a fare fino ad allora. In molti hanno parlato di una sorta di evento epocale, con la cultura giovanile occidentale cha incontrava le filosofie orientali  appartenenti all’alveo dell’induismo e del buddismo. E’ possibile che i Beatles siano stati una sorta di precursori dei movimenti di idee della Beat Generation e dei movimenti culturali, con tutti i moti di contestazione di fine anni ’60 e inizio anni ’70. Probabilmente, dopo questo loro viaggio nulla fu come prima in certuna cultura occidentale.  Sì, sarà stato senz’altro vero che fu la nuova tecnica di meditazione “trascendentale” proposta all’occidente da Maharishi Manesh ad aver attirato i fab four, ma lo è altrettanto, forse, che anche la syneidesis fece la sua parte, quella coscienza così cara tanto all’antropologia ellenica antica quanto ai tratti e ai tragitti di Paolo di Tarso. Per andare un po’ più oltre il viaggio, un po’ più in là, per trovare quello che tutto ciò che si era avuto non era mai riuscito a dare. Così come è accaduto a tanti, a Gilbert Chesterton, André Frossard, Muhammad Alì, Aurelio Agostino d’Ippona, Paoul Verlaine, Christopher Dawson, Tina Turner, Roberto Baggio, Jack Maritain, Alan Watts, Carmen Consoli, Julia Robert, Kate Perry,Lindsay Lohan, Giuseppina Bakita. E a tanti altri.

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