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Si sa che l’Intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia attuale e che sta rivoluzionando il mondo che ci circonda. La tecnologia dell’IA negli ultimi anni si è evoluta moltissimo ed è riuscita a raggiungere livelli incredibili di imitazione dell’uomo, ma cosa comporta tutto questo?

Probabilmente è proprio questa la domanda che l’associazione fotografica Fotogramma Zerocircolo nazionale FIAF con numero (2534), in particolar modo nelle persone di Giovanna Griffo e Michele Picariello si sono fatti prima di organizzare l’evento Orizzonti dell’Intelligenza Artificiale: Dallo stato dell’arte alle frontiere della creazione della verità, un evento tenutosi a Cava De’ Tirreni il 4 maggio scorso, congresso riconosciuto dalla FIA.

Picariello in uno dei punti salienti iniziali del dibattito ci tiene a far notare una cosa anche a mio parere molto importante, ovvero che, almeno ad oggi, l’IA non ha raggiunto un livello di sviluppo tale da renderla cosciente. Ancora non abbiamo capito del tutto il nostro cervello, è normale non riuscire a crearne una copia virtuale. Nessuna intelligenza artificiale si crea da se, ma lavora sulla base di una progettazione umana e un addestramento controllato dal programmatore. Lo scopo dell’IA deve essere quella di automatizzare processi veloci; quindi, ci sarebbe il rischio che alcuni posti di lavoro potrebbero saltare.

Ci sono vari campi in cui l’uso dell’intelligenza artificiale ha portato un incremento della produttività, come nella finanza oppure ad una più accurata ricerca e diagnosi come nel campo della medicina e della ricerca medica, in un campo continuamente in evoluzione è normale sentirsi disorientati e spaventati, ma realisticamente non c’è nulla da temere, il progresso c’è sempre stato e sempre ci sarà.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e testo

La stessa cosa vale per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nel campo della fotografia. Un ambito molto polarizzante dove ci sono persone entusiaste e persone molto scettiche, così inizia il discorso di Giovanna Griffo. Si parte in particolar modo con spiegare alcuni farsi miti su questi strumenti: l’IA non crea contenuti originali, ma rubano qua e là da internet. Falso. Da una descrizione (prompt) lo strumento riesce a generare un’immagine, da qui il nome IA generativa, per esempio Midjourney o Stable Diffusion, ma andiamo a capire come funziona il processo.

Come abbiamo detto, questi algoritmi imparano da una serie di contenuti che gli vengono dati in pasto, che poi la tecnologia scompone in maniera da renderlo comprensibile al modello di IA, come del codice genetico che viene immagazzinato nel DNA dello strumento. Nonostante questa base della tecnologia, quindi capendo che i modelli non “rubano” le immagini e le rielaborano, ma le creano da una serie di dati che sono immagazzinati, la questione rimane aperta sulla fonte delle immagini utilizzate per l’addestramento che spesso sono state utilizzate senza l’autorizzazione degli autori originali (in questo senso anche l’UE ha legiferato con l’AI Act, n.d.r.).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone e testo

Generando delle immagini, per esempio, ad alcune persone può essere capitato che siano spuntati dei watermark; quindi, questa cosa è stata utilizzata come prova che le immagini fossero rubate. Ovviamente perché queste immagini (come iStock Photo) sono state utilizzate nell’addestramento.

Passando al mito numero due: utilizzare le immagini generate non rende fotografi. Ovvio, le IA non possono generare fotografie, perché questo può essere realizzato solamente da un operatore umano. Dall’altro lato possono avere molto a che fare con la fotografia, perché sono in grado di generare elementi fotorealistici e possono essere utilizzate a scopi fotografici. Interessante è il fatto che ci sia proprio un termine per questa pratica ovvero quella della “sintografia” (fotografia sintetica, n.d.r.).

Mito numero tre: è facile riconoscere le immagini generate dall’IA. In certi casi è possibile siccome, come saprete, ci sono difetti per esempio, il più famoso, sulla generazione delle mani. Non sempre è così però, con l’avanzamento dei modelli le foto stanno diventando sempre più realistiche, rendendo sempre più difficile differenziare tra il vero ed il falso.

Prossimo mito: con l’aiuto dell’IA tutti saranno in grado di fare fotografie di qualità. Questo ovviamente è falso, lo si diceva anche quando uscì il digitale. Come dicevamo prima il punto dell’IA, che è uno strumento semplifica solamente il lavoro dal punto di vista tecnico. Quello che rimane in mano al fotografo è la creatività, il punto della fotografia è anche quello di scaturire emozioni, di passare un messaggio e questo le IA non possono farlo. La fotografia non è il mero tecnicismo, ma la rappresentazione dell’idea e di visione. L’arte è il concetto, il messaggio ed il metodo in cui si realizza, non il mero tecnicismo di fare una foto “perfetta”.

Mito numero cinque: basta premere un pulsante per realizzare un immagine di qualità con l’IA. Anche questi strumenti, nonostante siano potentissimi, hanno un grande grado di difficoltà da utilizzare. Bisogna essere precisi e dare un prompt di qualità molto preciso, in modo che la macchina non faccia a modo suo, ma che sia l’utente a controllare la generazione.

Ci sono tantissimi campi in cui l’intelligenza artificiale potrebbe essere un aiuto più che un modo per sostituire l’essere umano, così come dovrebbe essere. Gli strumenti dovrebbero aiutarci nel nostro lavoro per permetterci di avere più tempo libero, non sostituirci nelle nostre mansioni più belle come quella di scrivere o fare foto.

Personalmente penso che le IA siano strumenti meravigliosi, per tantissimi motivi, le intelligenze artificiali non sono solamente generative e non dobbiamo focalizzarci su quelle. Possono aiutarci moltissimo in tutti i campi della vita  a partire dallo studio fino alla ricerca, ma rimangono sempre uno strumento e come tale vanno trattate. Non sono coscienti e non saranno in grado di sostituire l’uomo in quello che sa fare meglio, ovvero pensare. Come diceva giustissimamente Michele Picariello all’inizio della conferenza, le IA non pensano, le IA seguono solamente una serie di comandi, come è stato pensato dal programmatore. Siamo noi esseri umani a creare il progresso e nessuno strumento, per quanto avanzato possa essere, sarà in grado di sostituirci.

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