RECENSIONE DI GERARDO PECCI
Maura Sgarro
Colloqui con quattordici artisti del Seicento europeo
Casa Editrice Kimerik
Patti 2023
ISBN 979-12-5466-360-8
Euro18,00
Questo interessante e divertente libro di Maura Sgarro non può essere letto come un saggio di storia, di storia dell’arte del secolo XVII, di sociologia storica o di storia sociale dell’arte, per dirla con Arnold Hauser, né come un manuale teorico di psicanalisi delle arti, in senso stretto. Va letto per quello che è: un racconto fantastico intessuto di incontri impossibili con eminenti personalità del mondo dell’arte figurativa del XVII secolo. Si tratta del genere letterario del “colloquio fantastico postumo”, già teorizzato nel 2009 da Donatella Boni in Discorsi dall’altro mondo. Nascita e metamorfosi del colloquio fantastico postumo che l’autrice cita espressamente insieme al saggio di Guido Mattia Gallerani, L’intervista immaginata, del 2022.
Dalla lettura, attenta e partecipata, emerge una gustosa ricostruzione di personalità di artisti, italiani ed europei, con i propri sentimenti, desideri, dolori, frustrazioni, successi clamorosi o sconfitte pesanti e devastanti. Sono artisti che hanno ancora l’impellente bisogno di capire e di capirsi, di conoscersi meglio, di dialogare. Il dialogo a due, tra psicologa-psicanalista e artista, diventa lo strumento, il mezzo comunicativo privilegiato di questa narrazione. Si tratta di colloqui con quattordici artisti del Seicento, a mezza strada tra la dinamica dell’intervista giornalistica e quella della vera e propria seduta psicanalitica. In fondo, quello che emerge è la volontà, il desiderio, dell’autrice-personaggio di mettere a “nudo” gli illustri artisti che le fanno visita nel suo studio, presentandoli come fantasmi erranti che hanno ancora qualcosa da dire dopo quattro secoli e che ancora dimostrano di essere lacerati da interrogativi e preoccupazioni che non sempre hanno trovato e trovano adeguate ed esaurienti risposte. Ma almeno vi è il tentativo di dipanare aspetti personali che continuano però, storicamente, a rimanere occulti e irrisolti, nonostante l’intervista-dialogo psicanalitico. L’autrice stessa del libro, Maura Sgarro, in quanto psicologa e psicoterapeuta, è nel contempo protagonista, personaggio che ascolta, fa domande agli artisti e tenta di offrire risposte, soprattutto per cercare di capire la genesi stessa della creatività artistica.
La scelta narratologico-linguistica dell’autrice del libro è, ovviamente, quella dell’uso della lingua italiana corrente, dei nostri tempi, alla quale si adattano anche gli artisti intervistati, con grande libertà d’espressione nel narrare le proprie vicende e i propri sentimenti, le proprie opere. Naturalmente, ciò è dovuto alla necessità della più chiara leggibilità del testo. Infatti, il lettore contemporaneo non è certamente abituato a comprendere un vocabolario ricco di termini spesso non più in uso o che oggi hanno significati diversi da quelli dei secoli scorsi. L’esigenza letteraria e la scelta linguistica non potevano essere che quelle del nostro tempo, anche perché gli artisti del secolo XVII vengono intervistati da una donna del XXI secolo e anche loro sembrano adattarsi bene ai cambiamenti storico-linguistici, per rivolgersi a un pubblico di lettori della nostra attuale contemporaneità, per farsi capire. D’altra parte l’esercizio della narrazione scritta, dell’invenzione letteraria, sia pure sostenuta da un solido retroterra storico, non può non essere soggetta al giudizio del lettore che deve agevolmente capire quello che legge, tenendo ben presente che non si tratta di un testo storico o storico-artistico, ma di un testo di narrativa ispirato dalle storie e dalle personalità degli artisti del Seicento, di invenzione letteraria, scritto con gran garbo e buon gusto da un’autrice sensibile e amante delle arti. Dunque, dietro al libro vi è la ricostruzione del passato, necessariamente rielaborata dall’autrice, fatta anche seguendo l’ideale linea narratologica del romanzo storico, ossia la visione di un passato che ha una propria identità e che è racchiuso in ogni protagonista, pur nella specificità dei luoghi, dei tempi, delle credenze e delle certezze legate al cosiddetto “Secolo d’oro” nella pittura e nelle arti in generale. Ma il XVII fu anche un secolo di guerre, di carestie, di pestilenze, di morte e di dolore.
Nello studio di Maura Sgarro, sfila il fior fiore della cultura pittorica europea del Seicento, da Rubens a Rembrandt, Vermeer, Hals, Pietro Bernini e suo figlio Gian Lorenzo e poi Caravaggio, Baschenis, Artemisia Gentileschi Lomi, Velázquez, Poussin, Georges de La Tour, Élisabeth Sophie Chéron e Adam Elsheimer. Per introdurre il colloquio con ognuno di loro, Maura Sgarro ha scelto alcune incisioni tratte dalla famosa opera di Cesare Ripa dal titolo Iconologia, pubblicata nel 1593, un prontuario di immagini per rendere visibili concetti astratti, virtù, personificazioni e quanto non ha un corpo visibile in natura. Si tratta cioè di allegorie figurate, utili a narrare e tradurre visivamente idee e formule astratte di natura filosofica, morale, retorica o teoretica, anche tipizzando figure di dei, passioni, codificandole in un canone rappresentativo riconoscibile. Quindi, le incisioni di Cesare Ripa nel testo della Sgarro vogliono sottolineare qualità e aspetti che a giudizio dell’autrice possono ben introdurre la personalità di ogni artista da intervistare.
Il filo rosso che presiede a tutte le interviste agli artisti seicenteschi, e privilegiato dall’autrice, psicologa e psicoterapeuta, non poteva che essere quello che storicamente parte dal problema della Fisiognomica, cioè lo studio della pittura “introspettiva”, legata all’espressione dei moti dell’anima di Leonardo da Vinci, per arrivare agli studi psicanalitici sull’arte, da Freud a Jung, agli studi sull’iconografia e sull’iconologia con Aby Warburg, Erwin Panofsky, Ernst Kris, Otto Kurz, fino a Ernst H. Gombrich e oltre. In Italia il metodo iconologico-psicanalitico è stato particolarmente curato dallo storico dell’arte Flavio Caroli. Maura Sgarro cerca di offrire nel proprio libro uno sguardo interdisciplinare sull’arte privilegiando la lettura iconologica come metodo di interpretazione delle opere d’arte e della creatività degli artisti attraverso immaginari colloqui con loro. Anche Angelo Trimarco, noto studioso di storia della critica d’arte, ha puntualizzato in merito alla psicanalisi come strumento critico per la lettura dell’arte e degli artisti e ha scritto che la «psicanalisi come modo di lettura reticolare e ascolto incontra, certamente, i processi storici e la loro decifrazione, si pone come interpretazione mai definitiva e comprensiva: il punto di vista dello storico è, perciò, solamente una delle possibili letture dei testi schierati come la stessa psicanalisi è solo uno degli strumenti di cui si dispone» (Itinerari freudiani. Sulla critica e la storiografia dell’arte, Roma 1979, p. 105). È dunque tra storia e psicanalisi, tra il testo visivo, i suoi contenuti, i suoi messaggi e l’autore che lo ha realizzato, che Maura Sgarro cerca di dare una risposta al perché della creatività artistica, ma ovviamente non è la sola via per dipanare un universo segnico e comunicativo così complesso come lo è il mondo delle arti figurative. Infatti, come ha scritto Alain Besançon, se «c’è una storia psicoanalitica è perché vi sono, necessariamente, altri metodi ugualmente validi» (Storia e psicoanalisi, trad. it., Napoli 1975, p.88). Il racconto dei protagonisti è di tipo verbale, condotto in maniera attenta dalla psicanalista nel proprio studio, ma essendo questa una finzione letteraria, sia pure sostenuta da una ricca bibliografia di riferimento per ogni personaggio del Seicento, essa ci può fornire soltanto indicazioni parziali per cercare di offrire al lettore un profilo delle personalità di ognuno di loro e delle loro opere, sul principio della verosimiglianza narrativa. Il libro dunque va letto come un interessante, accattivante e fluido racconto che ci avvicina al mondo dell’arte e degli artisti del Seicento e che è capace di suscitare curiosità che invitano a maggiori studi e approfondimenti su questi grandi protagonisti del ‘Secolo d’oro’.
Prof. Gerardo Pecci, storico dell’arte.