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Com’è brutto svegliarsi così, con una notizia del genere. Paolo Rossi ci ha lasciati a soli 64 anni. E pensare che solamente qualche settimana fa ci aveva lasciato anche un’altra leggenda del calcio come Maradona.

E già, proprio lui, proprio “Pablito” che fece innamorare e gioire quella generazione che ancora oggi lo ricorda e lo ricorderà per sempre come un mito e un pezzo d’infanzia o adolescenza che vola via. L’eroe dell’Italia campione del mondo del 1982, quella che battè il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e in finale la Germania di Rummenigge. L’Italia di Zoff e Bearzot. Il protagonista principale fu proprio Rossi, che veniva dalla squalifica per calcio scommesse e dopo un brutto inizio di Mondiale, decollò e con lui l’Italia di Collovati e del giovane “Zio” Bergomi, di Tardelli che diventerà l’uomo dell’urlo alla Munch e di Gentile attaccato ai pantaloncini di Diego, di Antognoni e del fantastico Bruno Conti. Una squadra sensazionale guidata da Enzo Bearzot.

Tutta l’Italia intera era davanti al televisore, ci fu addirittura chi riuscì ad acciuffare un biglietto per ogni singola partita dei nostri eroi, e chi per motivi di lavoro era emigrato proprio in Spagna. Il percorso nella fase a gironi non fu entusiasmante, anzi, eravamo arrivati ad un passo dall’eliminazione se non fosse stato per lo scivolone del portiere camerunese N’Kono che, nonostante la sua impressionante agilità felina, non riuscì ad acciuffare un pallone colpito di testa egregiamente da Ciccio Graziani che girava lentamente verso l’incrocio. Sembrava che quella palla non volesse entrare. Da quel pareggio (decisivo) in poi, tutta l’Italia cambiò volto, e lo fece anche Paolo Rossi. Nonostante due incontri sulla carta molto difficili contro Argentina e Brasile, l’Italia riuscì ugualmente a strapazzare entrambe le sudamericane. Prima l’Albiceleste per 2-1 grazie a Tardelli e Cabrini, poi, il tanto atteso Brasile. Da quella partita, Paolo Rossi diventa Pablito segnando una tripletta a una Seleçao da molto definita come la più forte di sempre. Dopo cinque minuti di gioco Cabrini, servito da Conti, lancia un lungo traversone in area per Rossi, che colpisce di testa portando in vantaggio l’Italia. Al 25′ approfitta di un passaggio corto di Cerezo davanti all’area brasiliana, prese la palla e, involatosi verso la porta avversaria, centrò la sua personale doppietta. Dopo un intervento di Zoff in anticipo su Isidoro, al 74′ l’Italia ottiene, grazie all’ennesimo orrore di Cerezo, l’unico calcio d’angolo a favore della partita. Sulla bandierina va Conti: il tiro venne intercettato di testa da Oscar, ma finì sui piedi di Tardelli, il cui tiro in porta fu corretto da Rossi, che portò il punteggio sul 3-2 portandosi a casa pallone e qualificazione. In semifinale riecco nuovamente l’ostica Polonia di Boniek. Non ci mettiamo molto a mettere le cose in chiaro perché dalla nostra, oltre che ad una squadra nettamente superiore, abbiamo una grande dose di energia e fiducia: al 22′ fallo di Majewski su Cabrini sul lato destro dell’attacco italiano. Punizione di Antognoni, Cabrini sfiora di testa, Rossi nell’area piccola corregge in rete con un tocco di piatto. Raddoppio immediato: Altobelli, appena entrato per Graziani, lancia a sinistra Conti, che entra in area e crossa sul secondo palo, Rossi è solo e di testa mette dentro, nonostante il disperato tentativo di Mylnarczyk. E’ 2-0, siamo in finale, dove ad attenderci ci sarà la Germania Ovest. Lì Pablito non mise a segno una doppietta o una tripletta, ma riuscì ugualmente a segnare il gol più importante di tutti, quello che sbloccò la partita al 57′ del secondo tempo. Rossi è ancora una volta decisivo: realizza il primo gol, il sesto di questi Mondiali, sfruttando al meglio un pallone di Gentile da destra e mettendo in mostra il solito spietato opportunismo. E’ decisivo anche nella costruzione della seconda rete italiana, recuperando un pallone in difesa e lanciando poi Scirea. Quando viene servito a dovere, riesce sempre a mettere in difficoltà il suo marcatore diretto, Karl Heinz Forster. Il risultato finale è di 3-1 in favore degli italiani. Siamo campioni del mondo per la terza volta nella nostra storia. Tutto il resto é storia: Paolo Rossi é capocannoniere del torneo, l’indimenticabile “scopone” sull’aereo tra Zoff, Gentile, Bearzot e il presidentissimo Sandro Pertini. Tutte fotografie di un momento destinato a restare indelebile.

Paolo Rossi era il simbolo di quella Nazionale che aveva un grande allenatore ed era ricca di campioni. Era il simbolo perché tutti i bambini, i ragazzini quando si trovavano a inseguire un pallone, non solo in quella magica estate, quando segnavano un gol pensavano di essere un po’ Paolo Rossi, il ragazzo che ha fatto sognare l’Italia, non solo nell’estate del Mundial. Esplose nel Vicenza, passò al Perugia e poi alla Juventus dove diede il meglio di sé. Dopo la grande esperienza bianconera andò al Milan per poi chiudere la carriera a Verona. Insieme a Baggio e Vieri detiene il record di gol azzurri ai Mondiali con 9, é stato il primo calciatore a vincere nello stesso anno Mondiale, titolo di capocannoniere e Pallone d’Oro. Con la Juventus ha vinto due scudetti, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa dei Campioni, mentre con il Vicenza un campionato di Serie B stravinto anche grazie a suoi tanti gol che gli regalarono il titolo di capocannoniere.

Ciao Pablito!

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