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GLI AFFRESCHI DEL MAESTRO DI CASTIGLIONE DEL GENOVESI

di Gerardo Pecci

A Castiglione del Genovesi, in territorio picentino, a pochi chilometri da Salerno, vi è una cappella con interessanti affreschi, realizzati entro la prima metà del Cinquecento. È inserita in un complesso edilizio antico, appartenente alla famiglia Della Calce. Si tratta della «cappella privata della famiglia Calce seu della Calce che la mantengono in buone condizioni e da pochi lustri affrescata», tale testimonianza è riportata in una visita pastorale «eseguita a Castiglione il 5 maggio 1608 per ordine dell’Arcivescovo di Salerno Giovanni Beltrano de Guevara y Figueroa» e menzionata in uno studio di Giuseppe Barra. Gli affreschi versano in uno stato di conservazione non buono. C’è bisogno di correre ai ripari al più presto, prima che scompaiano, e tutto ciò non da ora, ma da diversi anni. Lasciarli ulteriormente all’incuria del tempo e degli agenti atmosferici è davvero inaccettabile perché qualitativamente si tratta di un ciclo pittorico mariano, con diversi santi, davvero pregevole. In un sopralluogo effettuato diversi anni fa ebbi la ventura di fotografare gli affreschi di questa cappella, dedicata a San Vito martire, ancora leggibili, anche se diverse immagini presentavano cadute della cromia originaria e distacchi significativi di intonaco affrescato, con lacune molto estese su tutta la superficie dipinta, tanto nella parete di fondo quanto nella volta a botte e nelle pareti laterali. Gli affreschi di Castiglione del Genovesi non sono firmati. Un’attenta e scrupolosa disamina della superficie non ha rivelato l’esistenza di alcun nome, o sigla, che potesse darci indicazioni riguardanti la loro paternità artistica. Sono stati ipotizzati vari nomi, soprattutto quello di Giovanni Luce da Eboli, l’artista degli affreschi e della pala nella chiesa di San Francesco a Pietrapertosa, in Basilicata. Ma al momento non è dato ipotizzare ulteriori confronti, con dati certi. Inoltre, stilisticamente, la maniera pittorica di Giovanni Luce in Basilicata, comparata con gli affreschi di Castiglione, è assai diversa. Quello che emerge in modo chiaro è sicuramente un’aria stilistica pinturicchiesca e peruginesca, come già ebbe a scrivere Luigi G. Kalby, soprattutto nei volti della Madonna con Bambino e nei modi pittorici degli altri santi presenti, come San Giovanni Battista, San Giuseppe, Santa Lucia, San Vito e un santo vescovo che è stato interpretato ora come Sant’Emidio, ora come San Mango. Certo è che l’artista, che qui si ripropone con il nome datogli già da Kalby ossia come Maestro di Castiglione del Genovesi, doveva essere ben informato sulla pittura umbro-laziale tra la fine del XV secolo e circa il primo trentennio del secolo successivo. Per ora dobbiamo accontentarci di indizi per via stilistica, visto che ancora non sono stati rintracciati, o non vi sono, documenti archivistici che possano meglio fornirci informazioni più precise in merito. Un particolare decorativo dello scomparto affrescato, e mutilo, nella volta della cappella, quello con la presenza di una cornice a grottesche, ci riporta nella comune temperie decorativa di Pinturicchio e di Perugino ad esempio, ma anche, in generale, nella riproposizione di stilemi decorativi classicheggianti, tipici della civiltà pittorica umanistico-rinascimentale. Tali motivi a grottesche sono vicini ad analoghe decorazioni presenti negli spazi tra i tondi della volta a crociera nel coro della chiesa di San Francesco a Eboli e, per esempio, il volto e la stessa figura di Sant’Antonino abate, presente nella cappella di Castiglione del Genovesi, sembrerebbero essere stilisticamente vicini ad analoghi volti di personaggi, santi barbuti, nella Cappella Tocco nel duomo di Napoli, entrambi opere certe di Agostino Tesauro. Chiaramente si tratta di riferimenti visivi, di tangenze e compiacenze stilistiche. Ognuno, in fondo, può vederci accostamenti pittorici a seconda della propria cultura visiva. Ma senza un nome certo non è possibile parlare ancora di paternità sicura per le opere dell’anonimo Maestro di Castiglione del Genovesi.

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