A Taurasia Cisauna, il piccolo borgo vinicolo di conquista degli antichi romani, la produzione enologica è apprezzata dai conterranei quanto dal Bel Paese, nonché Paesi esteri;
Di indiscussa fama e documentazione storica, dalle citazioni di Virgilio alle scritture di Andrea Bacci, medico di Paolo lll , vi sono riferimenti di un vino prodotto da uve mature, profumato e dall’elevato potere nutritivo, di certa peculiarità con quella che dalla produzione e vinificazione del vitigno aglianico (ai tempi Hellenico), nel 1993, prese il nome di Taurasi Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita); Ad oggi sotto tutela del Consorzio nato del 2003.
Docg che, facendo un pò due conti, quest’anno compie il suo trentesimo anno, traguardo “faro” per tutte le altre produzioni campane.
Etichetta che abbraccia il comune dell’omonimo Taurasi e altri 16 comuni avellinesi limitrofi, la quale si affranca decisa nei vari ceti sociali, accaparrandosi dagli appassionati di vino l’ appellativo di “Barolo del Sud”.
Rosso lucente, con riflessi aranciati, complesso bouquet olfattivo, dal palato pieno, asciutto, tannico, di importante longevità, il Taurasi è un’espressione enologica che fa parlare di se.
Probabile siano queste le motivazioni principali per cui è stata riportata all’idea della compagna Docg piemontese Barolo;
La descrizione effettuata si riconduce ad un vino innanzitutto adatto ai lunghi periodi di affinamento, sia in legno che in bottiglia, tratto da un vitigno “puro sangue” di tessitura spessa, che trova casa in una conformazione terrestre di tipo argilloso- arenaceo, con matrice calcarea, com’è l’altopiano dell’Irpinia.
Dunque un vino ben voluto da denominazioni nate onorevolmente prima di esso, vino che ad oggi è possibile annoverare tra le più importanti individualità italiane, vino alla quale possiamo dare un nome e cognome tutto suo con ragguardevole successo, ottenuto dalla bontà dei terreni, maestria e costanza di produttori e stima dei degustatori.