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Lidia Poët è stata la prima donna In Italia a entrare nell’Ordine degli avvocati. Era il 9 agosto del 1883, ma il procuratore generale del Regno mise in dubbio la legittimità della sua iscrizione facendo ricorso alla Corte d’Appello di Torino.

Nel novembre dello stesso anno la Corte accolse la richiesta del procuratore ordinando la cancellazione della Poët dall’ albo.

Furono presentate obiezioni frutto di stereotipi di genere anziché giuridiche.

Fu sentenziato che “nella razza umana, esistono diversità e disuguaglianze naturali … e che dunque non si poteva chiedere al legislatore di non tener conto di tali differenze.

Non sortì alcun peso il fatto che, altrove, la situazione era diversa: degni di nota i casi di Foltz e Popelin.

Clara S. Foltz madre di cinque figli fu la prima donna avvocata della costa occidentale e pioniera dell’istituzione del difensore d’ufficio.

Sorte meno fortunata toccò a Marie Popelin avvocata, insegnante e attivista belga. Conseguì presso la Libera Università di Bruxelles il dottorato in legge nel 1888, ma una volta ottenuto il titolo la Popelin presentò domanda per entrare nell’ordine degli avvocati del Belgio.

La sua richiesta fu rifiutata, ma ciò non fermò la giovane avvocata che come Poët continuò a battersi per veder riconosciuto un suo diritto.

Se i tempi di allora bigotti e oscuri, riuscirono in parte a gettare buio sulla vita professionale di Lidia Poët, è il presente a donarle riscatto.

Il ricordo della sua memoria, della sua forza e del suo coraggio, insieme all’impegno che la contraddistinsero animano e rappresentano un punto di riferimento per numerose donne che a lei si sono ispirate e si ispireranno.

Oggi, in Italia secondo il rapporto Censis le donne avvocato nel 2022 sono 115 mila.

La strada da percorre è ancora lunga, ma ricca di obiettivi e di un passato audace a cui rifarsi.

Foto presa dal Web

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