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Oggi è con noi Sonia Scarpante laureata in Architettura al Politecnico di Milano e terapeuta.

Una malattia oncologica, che l’ha colpita nel 1998 ha segnato una svolta profonda nella sua vita.

Da questa esperienza la Scarpante ha elaborato un rapporto sempre più intimo e complesso sino ad arrivare a un metodo che porta il suo nome.

Il metodo Scarpante è uno strumento terapeutico di gruppo basato sulla narrazione di sé al servizio di un cammino introspettivo e di ricerca interiore affidato alla parola scritta come viatico alla comunicazione, alla condivisione di temi cruciali e a una rivelazione rigenerativa.

Nel 2003 la Scarpante ha pubblicato il suo primo libro , una autobiografia di forte valenza terapeutica, dal titolo “Lettere ad un interlocutore reale” a cui ha fatto seguito “Mi sto aiutando” con la prefazione del Prof. Umberto Veronesi e “Un fiore nella mia anima” con prefazione del Dott. Cinieri.

E’ presidente dell’Associazione “La cura di sé” collabora con riviste di tipo sociologico e si occupa in veste di docente di corsi di scrittura terapeutica.

Vediamo nel dettaglio di capire meglio.

Cosa si intende con i termini scrittura terapeutica?

La scrittura terapeutica è un percorso interiore legato alla scrittura come forma di conoscenza del sé e cura delle relazioni. La definisco la scrittura dei nodi perché attraverso temi simbolici e la forma epistolare impariamo a entrare nella nostra memoria mettendo in luce le fragilità e le asperità che ci sono appartenute e che ancora incontriamo sulla strada della vita. La scrittura terapeutica la possiamo definire un’arte maieutica, un processo interiore volto alla Cura del sé, dove per cura si intende l’epimèleia greca.

Già gli studi di Pennebaker, psicologo e sociologo, a partire dagli anni’ 80, mettono in risalto quanto la scrittura espressiva possa essere forma di aiuto in soggetti che devono elaborare un lutto, un trauma e come tale pratica produca nei diretti interessati un processo di benessere e di consapevolezza del sé. Da quegli stessi studi era emerso come la scrittura possa esercitare un incremento della funzione immunitaria.

Il viaggio introspettivo svolto tramite l’uso della penna si articola su temi legati alla propria autobiografia dove la lettera a se stessi diventa fulcro centrale ed incipit per inoltrarsi in temi universali come quelli della casa o del viaggio, lo sconosciuto o il desiderio per arrivare a toccare la forma epistolare, la lettera indirizzata a figure affettive e non.  La scrittura della propria esperienza di vita può trasformarsi in uno strumento prezioso per comprendere dinamiche esistenziali che impariamo a riconoscere e a sentire emotivamente solo dopo aver dato la forma su carta.  Da esperienza personale questa si è trasformata inizialmente in apertura verso esperienze individuali e poi in formazione per gruppi che ne hanno fatto parte.

La scrittura terapeutica è forma evolutiva che permette di comprendere meglio me stessi, di riconciliarci con il proprio vissuto imparando a discernere ciò che fa male da ciò che fa bene. In tal senso la parola scritta aiuta a creare lontananza dalle ferite che ci hanno fatto soffrire, arrecando per step successivi benessere e positività.

Jerome Bruner( 1915-2016)uno dei fondatori della cosidetta Psicologia Culturale, metteva già in evidenza il forte bisogno dell’uomo di narrarsi per aiutarsi a comprendersi meglio, così come lo stesso James Pennebaker si spinge oltre con studi scientifici per comprovare quanto sia benefico il potere della scrittura sulle proprie fragilità aumentando in tal modo la forza fisica e quella psichica dell’individuo.

Quando nasce il suo interesse per questa disciplina e perché?

Il mio interesse per questo mondo della scrittura terapeutica nasce con la mia stessa esperienza. Nel 1998 esercitavo la mia professione come Architetto e di colpo la malattia oncologica irrompe nella mia vita causando una rottura biografica. La scrittura rappresenta quello spartiacque fra il prima e il dopo. Ho imparato da quelle prime lettere indirizzate ad interlocutori reali, a sanare le mie fatiche, a raddrizzare la rotta investendo su un nuovo senso del sé.  Attraverso quel mio primo testo autobiografico Lettere ad un interlocutore reale. Il mio senso ho esplicitato la grande sofferenza derivata da un senso di colpa introiettato da ragazza per l’esperienza vissuta con la nonna paterna e con quella lettera, letta e riletta,  mi sono riconciliata con quella figura dandole un nuovo peso affettivo e riconducendola a me. Il dolore acuto come sappiamo tende ad allontanarci dalla nostra storia perché non è facile elaborare un lutto, una perdita tragica. Si soffre molto e le lacrime durante la scrittura diventano quel tramite che permette quella catarsi, quell’attraversamento verso lidi di speranza, di consapevolezza del sè. La parola scritta con verità e avendone coraggio può causare dolore e straniamento, e rimuovere è la forma più immediata che noi umani in genere scegliamo per non ritornare a quel dolore che tanto ha toccato il nostro cuore negli anni. In realtà credo che la parola scritta funga da medicina a quella ferita e se viene elaborata con fiducia quello stesso dolore inizia ad essere meno invasivo e incisivo.

E’ importante dare parola di contenimento ad un lutto, ad un trauma perché le sofferenze creano un loro peso all’interno dell’essere umano e il corpo spesso ci avverte quando quella consistenza è eccessiva o deturpante. So quanto in questo la mia stessa esperienza  e quella di tanti testimoni a me affini sia stata formativa per farmi comprendere che il mondo della psiche è vasto, a volte colmo di mistero ma anche compensativo se con atto umile ci mettiamo nell’ascolto di noi e di chi presta fiducia in noi. L’interesse verso questa disciplina nel corso degli anni ha aumentato la sua portata e a sollecitare questo desiderio del sapere sono state anche le letture diverse che ho approfondito, la condivisione dell’esperienza umana attraverso gruppi eterogeni che ho seguito con progetti di scrittura terapeutica. Sempre attraverso l’esperienza interiore di chi abbiamo accanto impariamo note di noi, arriviamo a specchiarci in similitudini che pensavamo anacronistiche e irraggiungibili. Spesso l’esperienza di chi si racconta diventa termine di paragone e di alleanza per l’altro che ascolta e che arriva ad intercettare la bellezza delle assonanze. Pensiamo di essere unici con la nostra esperienza o solitudine ed invece il percorso di scrittura terapeutica ci insegna che gli accordi fra noi sono molteplici, che le somiglianze sono  inverosimili. E in tal modo iniziamo anche a sentirci meno soli e a meditare sull’importanza dell’educazione sentimentale come suggerimento e pratica di vita che non dovrebbe mai mancare nelle sedi opportune volte al sociale che si affiancano alla Cura e alla relazione di aiuto.

Quali sono i benefici concreti che la scrittura tenta o almeno si prefigge di attuare nella vita di un individuo.

Direi che per rispondere esaustivamente a questo interrogativo basterebbe leggere i miei due testi Pensa Scrivi Vivi. Il potere della scrittura terapeutica ED TS  e Parole evolute. Esperienze e Tecniche di scrittura terapeutica perché il valore di una pratica  esperienziale come quella della scrittura terapeutica  la si può desumere da chi quella pratica l’ ha vissuta e sperimentata. Sono sempre i testimoni la grande forza coesiva che ci indica una direzione propositiva, è ancora il testimone il fabbricante di senso e di formazione attraverso la sua parola, il suo vissuto espresso in scrittura. I benefici sono tanti come loro stessi testimoniano e sono gli stessi miei che ho iniziato a sperimentare venticinque anni fa dopo la malattia, anche dopo quella testimonianza con la prefazione di U Veronesi dal titolo Mi sto aiutando, perché la vita deve sempre optare per una scelta indirizzata verso il desiderio, verso il talento che ci anima e che può diventare visione,  impeto di auto realizzazione. Questo lavorio intessuto sulla carta come se fosse una tela del pittore ci porta ad essere maggiormente congruenti, ad accettare le diversità caratteriali e a vedere nelle divergenze che animano le affettività una prospettiva diversa dell’essere. Nella scrittura si incontra il conflitto ma si impara  a farne pace attraverso l’uso della parola non giudicante ma solo  resa accogliente verso chi ha fatto un’esperienza diversa dalla nostra. I ragazzi poi nelle classi che sperimentano la scrittura terapeutica e il Metodo Scarpante imparano ad autoalimentarsi attraverso la condivisione dei sentimenti che non sono abituati ad esprimere. Si iniziano a vedere i propri compagni con occhi diversi e tante assonanze e similitudini sgorgano dalle loro letture in condivisione. Questo percorso li aiuta ad essere più aperti, meno scettici verso l’imprevedibilità della vita, più portati a sentirsi coesi gli uni agli altri, meno costretti da giudizi e pregiudizi che capiscono essere fuorvianti e incastranti per la crescita giovanile. Ma in realtà ciò che emerge è anche il bisogno dell’insegnante di affiancarsi a questa esperienza umana per comprendere anche ciò che siamo stati da giovani, per capire cosa si cela dietro al volto del ragazzo, alle sue inquietudini o paure, per sentire che con i propri figli è possibile costruire un linguaggio diverso e più aperto al possibile. Gli insegnanti chiedono di fare formazione anche per la loro professionalità perché un nuovo linguaggio emotivo  ha bisogno di creare il suo spazio ed emergere e chi insegna ha bisogno di comprendere che viviamo anche altre realtà legate alla spiritualità, al senso valoriale della persona, alla educazione ai sentimenti che vanno espressi per renderli efficaci e sostanziali alla crescita. Sono tantissimi gli effetti efficaci di questo percorso e sono gli stessi giovani, gli insegnanti a motivarci in questo progetto che guarda all’umano come ad un’opera d’arte e questo vale per tutti. Come dice Giulia nel mio ultimo testo, una ragazza di soli tredici anni, siamo tutti un’opera d’arte.

E’ ancora lunga la strada da percorrere, o si può già dire soddisfatta dei risultati ottenuti mediante il suo metodo di scrittura terapeutica Scarpante?

Direi che la strada della conoscenza non tramonta mai, è sempre in divenire e che la scrittura esercita questa pratica portandoci a crescere con più equilibrio per superare avversità e le fatiche che ci accomunano. Anni fa alcuni questionari del prima e del dopo avevano dato attendibilità scientifica al progetto tramite l’analisi del CNR ( su sito www.lacuradise.it)  e su questa strada a breve riprenderemo ancora questa ricerca con un protocollo che confermi quanto era già stato evidenziato dai primi gruppi che avevano partecipato al progetto. Posso ritenermi soddisfatta del lavoro portato avanti sino qui perché il progetto di scrittura terapeutica Metodo Scarpante è entrato nei vari gangli del sociale come ospedali, case circondariali, scuole. Per chi fosse interessato al mondo dei giovani e a quanto possiamo costruire per far crescere in loro il desiderio e la fiducia verso il domani, può andare a leggere i commenti sul sito della mia Associazione La cura di sé ( soci onorari Eugenio Borgna e Massimo Recalcati) nella pagina scrittura terapeutica, nella sezione commenti.

Dopo la pubblicazione di sedici libri e un progetto che sta allargando le sue forti possibilità mi sento ancora una militante, una allieva, anche se formo attraverso i Master al mio metodo operatori sanitari e educatori, una donna che desidera imparare tante cose e sperimentare la forza del nostro essere umani. E sono grata in tutti questi anni  di formazione a incontri importanti  che hanno segnato il mio percorso, grata a chi mi fa tanto crescere attraverso la loro forte amicizia, le loro lettere, i loro testi imperniati di verità e di ricerca come sono il grande psichiatra Eugenio Borgna, lo psicoterapeuta Massimo Recalcati, e l’immancabile e forte  gesuita Bartolomeo Sorge che ha solcato le mie terre interiori in una comune alleanza e ha lasciato profondi segni in me, risonanze che solidificano e creano appartenenza. Si parlava con lui di visione nella nostra duratura amicizia e come inossidabile gesuita mi ha insegnato a credere fortemente nei giovani e nelle loro incredibili risorse.  Oggi nelle scuole, nelle classi mentre parlo con i giovani percepisco forte la sua presenza. Devo a tutti loro la mia crescita che è in continuo divenire e verso la quale nutro forte passione alla vita e curiosità all’umano.

Pensa Scrivi Vivi. Il potere della scrittura terapeutica, Sonia Scarpante Edizioni TS

Non avere paura. Conoscersi per Curarsi, Sonia Scarpante, San Paolo Edizioni

Parole evolute. Esperienze e Tecniche di scrittura terapeutica, Sonia Scarpante, Sampognaro & Pupi

Medicina Narrativa. Onorare le storie dei pazienti, Rita Charon, Cortina editore

La medicina narrativa strumento trasversale di azione, compliance e empowerment a cura di Marilena Bongiovanni e Pina Travagliante ( con contributo di Sonia Scarpante), Franco Angeli.

Sonia Scarpante

Presidente Ass. La Cura di sé

www.soniascarpante.it

www.lacuradise.it

Foto presa dal Web

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