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Una data storica per il Regno Unito e L’unione Europea quella del 23 Giugno 2016, quando l’elettorato inglese, tramite un referendum sulla permanenza dell’Unione europea, esprimeva, seppur con una maggioranza minima del 52%, la propria volontà di retrocedere dalla comunità europea. Il processo di uscita, che viene più comunemente ricordato con il nome di Brexit, che parte nel periodo post referendum, culminerà in una fase di transizione che si concluderà nel dicembre 2020.

Che sia stata o meno una decisione saggia quella sancita dal referendum, sarà la storia a confermarlo. Eppure, proprio oggi, nel momento in cui il Regno Unito si prepara ad un ritorno alla normalità pre-pandemica, le prime conseguenze della Brexit mostrano i propri effetti proprio in quei settori in cui la manodopera europea era maggiormente impiegata. Tra questi, e in concomitanza con l’arrivo della stagione estiva, il settore dell’industria aerea.

E’ la mancanza del personale il principale motivo dei recenti disagi registrati negli aeroporti inglese: cancellazione dei voli, lunghi ritardi e difficoltà nella gestione dei bagagli.

A pronunciarsi in merito alle questione sono stati due dei principali esponenti delle compagnie aeree presenti sul territorio inglese: Michael O’ Leary a capo della Rayanir e Johan Lundgren amministratore delegato della Easyjet. Entrambi riconducono al fallimento della Brexit il caos creatosi nelle ultime settimane negli aeroporti inglesi. Con il blocco della libera circolazione dei lavoratori, diventa sempre più difficile reperire forza lavoro. I due infatti si scagliano proprio contro il governo inglese, incapace di garantire al sistema un’adeguata soluzione al problema.  

La Brexit, che secondo un rapporto della Bloomberg Economics del 2020 aveva generato fino a quel momento un costo dall’ammontare di circa 200 miliardi di sterline, continua a manifestare i suoi effetti sulla popolazione e sugli utenti.

All’ aumento della tassazione e del costo della vita si affiancano effetti ancora più visibile come un degrado delle condizioni di lavoro all’interno del paese. Di fatto, in assenza di un numero di personale sufficiente, il carico di lavoro va ad aumentare a scapito di coloro impiegati attivamente nei settori in cui la forza lavora scarseggia.

Non a caso, le tensioni generate dalle recenti condizioni di lavori e del salario che continua a rimane costante, nonostante un aumento dell’inflazione, ha creato una serie di scioperi che hanno investito il regno unito nelle ultime settimane.

Sembra proprio che per gli amati delle vacanze, che hanno intravisto nella rimozione delle restrizioni pandemiche un momento di libertà, si riconferma un estate turbolente. 

Credit Photo @fontanarosabruno

Fonti:

https://www.theweek.co.uk/arts-life/travel/956978/is-brexit-to-blame-for-the-travel-chaos

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