Solo qualche anno fa sarebbe stato impossibile parlare di “Napoli capitale di cinema” o di grandi occasioni per la sua definitiva affermazione come seconda capitale del cinema italiano un secondo polo con una sua specifica identità rispetto a Roma che rimane il principale polo produttivo nazionale.
Se questo è possibile oggi, si deve al fatto che “la grande ondata di produzioni arrivate negli ultimi anni” non nasce dal caso, ma da una visione strategica che si è già messa in moto da tempo, e non per replicare modelli da ” industria pesante”, che sappiamo essere obsoleti nello scenario contemporaneo, o infrastrutture in miniatura, ma per guardare al futuro.
Il clima di accoglienza e l’efficace rete di servizi e agevolazioni messa in campo con le istituzioni e gli enti locali della Campania a partire dal 2005, con la costituzione della Film Commission, di cui lo stesso Stella è stato presidente nei primi anni, hanno reso la Campania una regione film-friendly. Ma la vera svolta si è avuta nel 2016 con l’approvazione di una legge regionale per il cinema e l’audiovisivo, una politica organica nella quale inscrivere la nostra azione, che considera in maniera moderna le diverse filiere del comparto audiovisivo come un insieme sinergico. Che l’audiovisivo sia motore di sviluppo economico, crescita culturale e sociale del territorio, oltre che forma di espressione artistica e creativa, come giustamente sottolinea Stella, è un principio fondante della legge del 2016.
Il bilanciamento delle risorse messe in campo negli ultimi cinque anni dalla Regione Campania, sia con Piano cinema annuale, strumento attuativo della legge regionale, che con i progetti Poc, senza contare le risorse speciali una tantum per l’emergenza Covid, sta dimostrando l’efficacia della politica regionale, assicurando un sistema di incentivazione che integra l’attrazione di investimenti alla funzione di stimolo e sostegno alla produzione locale. Il Piano cinema annuale viene aggiornato ogni anno attraverso un processo di concertazione con il comparto regionale della produzione audiovisiva, della promozione della cultura audiovisiva e dell’esercizio cinematografico, con le associazioni di categoria e i sindacati.
Alla produzione locale, ed esclusivamente ad essa, è destinato il fondo regionale per lo sviluppo di opere audiovisive più consistente in Italia e l’unico a prevedere un finanziamento anche per cataloghi di progetti (Slate). Questo fondo per lo sviluppo è secondo solo al fondo ministeriale per dotazione finanziaria e importo dei singoli contributi. Proprio per l’attenzione riservata al comparto regionale, con il Piano cinema sono state sperimentate per la prima volta a livello locale forme di finanziamento anche per la distribuzione di opere prodotte da società campane. Dopo essere diventati la seconda regione in Italia per numero di progetti attratti, e ancor prima della pandemia, ci eravamo posti un ulteriore obiettivo, ovvero, il potenziamento delle competenze professionali e della capacità imprenditoriale delle società di produzione campane, favorendo la nascita di nuovi soggetti produttivi. Abbiamo oggi in Campania un numero interessante di giovani imprese che hanno trovato le prime opportunità di crescita proprio nel sistema regionale dell’audiovisivo. Si tratta certo di un tessuto di imprese ancora fragile, che necessita di cura e tutela, ma anche solo la sua esistenza, laddove cinque anni fa si contavano sulle dita di una mano le società di produzione, è un risultato incoraggiante, da rilanciare con nuovi strumenti e incentivi per favorire l’accesso al credito e la co-produzione con i player del mercato nazionale e internazionale.
Sono queste le prossime sfide su cui, con la Direzione cultura della Regione Campania, siamo già al lavoro per rafforzare la solidità e la competitività delle imprese campane dell’audiovisivo. Sul versante delle infrastrutture, appare evidente – come sottolinea anche Riccardo Brun nel suo commento di sabato 23 aprile, sempre su la Repubblica – che la disponibilità di un luogo fisico dove le produzioni, anche attratte dall’esterno, trovino accoglienza e spazi di lavoro attrezzati sia una necessità cui bisogna dare risposta. Ne è testimonianza anche la foto a corredo dell’articolo di Stella, che ritrae la via Toledo anni ’20 ricostruita per Il Commissario Ricciardi, non a Cinecittà come si potrebbe pensare, ma presso l’ex Base Nato di Bagnoli dove si insedierà il Distretto campano dell’audiovisivo – Polo del digitale e dell’animazione creativa.
E su questo punto abbiamo il piacere di rassicurare Brun sul fatto che si tratta di un progetto già finanziato dalla Regione Campania e – Covid permettendo – siamo alla vigilia del cantiere che interesserà in primo luogo l’edificio D, per un’area di 10.000 mq su più livelli dove i lavori di adeguamento funzionale sono in procinto di essere avviati per concludersi entro la fine del 2022. Ma è importante sottolineare che il progetto del Distretto è pensato per andare oltre il modello “Cineporto” felicemente sperimentato in Piemonte e in Puglia. Come il nome stesso suggerisce, si tratta di un progetto ad alto contenuto di innovazione, che individua nell’audiovisivo virtuale e nell’animazione la sua vocazione principale. Il progetto prevede infatti, l’insediamento di un Polo produttivo di eccellenza per i settori del digitale e dell’animazione, che possa favorirne tanto lo sviluppo specifico quanto la contaminazione e cooperazione con tutti i segmenti del comparto, anche i più tradizionali, ma anche con altri settori di impresa all’insegna del cross-over.
Parte del Distretto sarà destinata a un incubatore di imprese regionali operanti nel settore audiovisivo in ambiti e servizi differenziati, in una logica di integrazione verticale e/o orizzontale, volta a rafforzarne la capacità produttiva e competitiva. Altra articolazione essenziale del progetto è l’attivazione di servizi di formazione continua e formazione specialistica, ambito in cui si colloca il progetto di Scuola civica delle arti e dei mestieri dell’audiovisivo. Partendo dalla sollecitazione di autorevoli esponenti del comparto audiovisivo regionale, con la lettera aperta citata da Brun nel suo commento, la Regione Campania ha affidato alla Film commission regionale l’avvio di un ambizioso percorso partecipato e condiviso, che ha avuto inizio con un’importante ricerca sui fabbisogni e sull’offerta formativa esistente.
Questa indagine, dalle caratteristiche inedite per il nostro Paese, è stata presentata con ottimi riscontri alla scorsa edizione del Mostra di Venezia e del Festival di Torino e fungerà da prototipo per un’esperienza nazionale condotta insieme a Cinecittà Luce e al Centro sperimentale, proprio per rendere sempre più appropriati e coerenti con le concrete esigenze del mercato le offerte formative. Sulla base della ricerca ha preso corpo un lungo lavoro, ora in via di conclusione, per la definizione di un’ipotesi di fattibilità della Scuola, che si fonda sul concetto di “Arcipelago”, non per sostituirsi a un offerta formativa già esistente, ma per aggregare e valorizzare in un disegno organico le esperienze delle tante entità che si occupano di formazione per l’audiovisivo in Campania, assieme alle imprese, mettendole al servizio di una nuova esperienza formativa agile, scalare, innovativa nei contenuti e nei processi di apprendimento e connessa ai bisogni del mondo del lavoro.
Il riconoscimento del cinema e dell’audiovisivo tra le attività culturali e creative che vanno promosse come filiere di sviluppo economico e occupazionale, di inclusione e coesione sociale e, quindi, settori fondamentali per la crescita del sistema regionale, è ribadito nel Documento regionale di indirizzo strategico 2021/ 27. Il prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei sarà un’occasione da non perdere per il salto di scala auspicato da Stella e da Brun. Una sfida che trova la Regione Campania e la Film commission impegnate su obiettivi chiari e raggiungibili, a patto che tutti i soggetti del comparto facciano la propria parte, nella considerazione che un sistema regionale anche molto evoluto, come quello su cui possiamo contare non può sostituirsi alle logiche del mercato. Il comparto audiovisivo, proprio per il valore strategico che esprime, assieme economico, culturale e identitario, riceve già sostegni importanti rispetto ad altri segmenti dell’industria, sia al livello nazionale che al livello dei sistemi regionali. Raccogliamo le riflessioni di Stella e di Brun come uno stimolo a fare sempre di più e meglio, consapevoli che una politica incisiva non può misurarsi solo sui finanziamenti, occorre condividere una visione con cui la Regione e la Film commission stanno dando prova di sapersi misurare.