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Estate 2016, l’Atalanta aveva terminato il suo ciclo con Edy Reja. Un percorso breve, ma tutto sommato più che soddisfacente nonostante le cessioni di Grassi e Maxi Moralez nel mercato invernale, due pedine fondamentali per la squadra.

Quando le voci su Giampiero Gasperini all’Atalanta cominciarono ad intensificarsi, iniziarono i primi dibattiti tra tifosi. Escludendo il girone d’andata di Reja e l’annata di Colantuono con il -6, era dai tempi di Gigi Del Neri che non veniva proposto un calcio offensivo e propositivo a Bergamo, infatti le premesse erano ottime per vedere una stagione soddisfacente. Un bel 3-4-3 collaudato da D’Alessandro, Papu Gomez e Paloschi, ciliegina sulla torta per raggiungere quella doppia cifra da centravanti che in nerazzurro mancava dal 2014; centrocampo con Kessie e una difesa tutto sommato sufficiente. L’inizio non è stato facile: la squadra provava a fare la partita e ad imporre il proprio gioco, ma allo stesso tempo vi erano degli errori grossolani che ti condannavano ad incassare. Il timore dell’esonero di un tecnico come Gasperini era elevata. Dopo la sconfitta di Palermo furono tante le domande che passarono per la testa dei tifosi: “Cosa manca a questa Dea? E se ritornasse Reja sarò 4-3-3 con Spinazzola terzino? Giocherà Pinilla visto che conosce il mister e non Paloschi? Perché Petagna non gioca? Ritornerà Colantuono?”. Con il Crotone è 1-3 che calma momentaneamente le acque nonostante alcune voci su una rescissione contrattuale tra la Dea e l’allenatore. Arriva la partita della svolta, quella contro il Napoli: dentro i giovani, ci si gioca l’intera stagione. Un match sensazionale che sentenziò l’inizio di quella fantastica storia che oggi sta trasformando “l’impossibile” in realtà.

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