Il TDoR è il giorno della commemorazione di tutte vittime transgender. La ricorrenza, che si celebra ogni 20 novembre, fu introdotta nel 1999 da Gwendolyn Ann Smith in ricordo di Rita Hester, il cui assassinio, avvenne con arma da taglio, il 28 novembre 1998, presso la sua abitazione.
Da allora l’evento si è diffuso in tantissimi paesi del mondo, per ricordare le persone transgender scomparse e ancora in vita, vittime di transfobia (violenza e discriminazione), tramite manifestazioni e/o fiaccolate.
E’ il giorno del silenzio e della riflessione che dovrebbero far comprendere quanto dolore può arrecare il pregiudizio.
Il pregiudizio è un tarlo che si rifugia nelle menti di moltissime persone, nutrendosi di ragione tanto da renderla polvere e nulla. Ed è proprio in assenza della ragione, che nell’uomo si crea il vuoto dell’odio, della discriminazione e della violenza.
E’ il giorno della memoria, di chi ha perso la vita per il coraggio di essere se stesso,di amarsi sino alla fine.
Questo è il giorno dei transgender uccisi e suicidi, il giorno delle vittime, ma è anche il giorno dell’orgoglio e della vittoria, perché attraverso il sangue, queste persone hanno lasciato la loro testimonianza, per continuare ad essere guerriere silenziose.
Quest’oggi ci sono tante forme di violenza e discriminazione ai danni delle persone transgender: fisica, verbale e di rete. La violenza fisica si traduce in abuso sessuale e/o anche in atti che possono provocare la morte della vittima. La violenza verbale e di rete è molto varia,spesso è lo stesso sostantivo “trans” ad essere utilizzato nel linguaggio comune come dispregiativo per indicare o deridere qualcuno a causa dei tratti somatici spigolosi o per un difetto.La discriminazione rimbalza dall’esclusione dal mondo del lavoro ,al bullismo di genere all’interno di un contesto lavorativo.
Ebbene sono proprio i suddetti comportamenti a provocare la morte fisica e interiore di una persona transgender o a far pianificare addirittura un gesto suicida.
Dietro la morte di un transgender c’è il contributo e la colpa di ognuno, della società, delle istituzioni, per non aver accolto,compreso e sostenuto le vittime nel percorso di transizione e quindi nella vita.
Ogni persona transgender è una storia da raccontare, anche dopo la morte, affinché possa essere luce per un cambiamento delle coscienze di tutti.
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